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Chiesa dell'Annunziata e di Sant'Antonio

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Descrizione

È sorta intorno al 1630 sul sito devozionale dell'Arco, residuo dell'acquedotto atellano, ove esisteva una antica edicola votiva dedicata alla Annunziata e a Sant'Antonio da Padova. L'opposizione all'erezione della Chiesa e le altre vessazioni del Patriarca De Sangro, compratore feudale, furono la causa che fece scatenare il movimento popolare che portò al “Riscatto di Frattamaggiore”. In questo movimento accrebbe ancor più la devozione al Santo di Padova, e i voti popolari che a Lui si rivolgevano per il buon fine della questione si intrecciarono fortemente con le vicende del Riscatto, fino al punto di considerare un suo emblema la costruzione stessa della Chiesa. Non a caso, poi, la piazza antistante fu chiamata “Largo Riscatto”. Dalla descrizione del primitivo tempio si apprende che esso era stato costruito al posto dell'arco antico, sormontato da una “rozza croce di ferro” e contenente una edicola con l'immagine della Santissima Annunziata, alla quale era stata aggiunto il segno devozionale di Sant'Antonio. Di modesta costruzione, ad una navata con unica porta, con le mura imbiancate e con un grande lampadario di ramocedro al centro, la Chiesa fu sempre legata alle vicende più importanti della città, come la peste del 1657, la formazione delle Congreghe Plateari e la traslazione dei Santi Sossio e Severino (1807). L’attuale facciata fu realizzata nel 1876, in stile neoclassico su progetto del Mazzarella; presenta decorazioni e iscrizioni celebrative. Accanto all'edificio si innalza una torretta con un orologio. Da principio, essa aveva una meridiana a sole fatta da Luigi Ferro, in seguito vi fu collocato l'orologio costruito da Francesco Barletta e che si trovava in piazza Umberto I. L’interno, che custodisce pregevoli opere d’arte, risulta a tre navate con otto cappelle. L'altare centrale, dedicato all'Annunziata, è sormontato da una cupola; il soffitto a volta è decorato e gli stili usati sono vari, come per gli stucchi. Il quadro della Madonna, posto al centro, è opera del '700 realizzata da Pietro Malinconico. La prima cappella di destra è ornata dal quadro raffigurante le “Anime del Purgatorio”, di De Vivo da Sant’Arpino; ai piedi dell'altare marmoreo si trova la lapide che copre la tomba della peste del 1657. La seconda cappella è dedicata a Sant'Antonio Abate, effigiato in una statua lignea dorata del '700, realizzata da Merliano da Nola. Al Santo è dedicata la festa del quartiere e la grande devozione popolare. Segue la cappella di San Michele Arcangelo, con l'altare marmoreo dei Massotti e la statua dello scultore Giacomo Colombo, voluti nel '700 dalla devozione del musicista Francesco Durante. La prima cappella a sinistra è dedicata a Sant’Anna, con una statua lignea opera del De Falco, autore pure di una statua dell'Arcangelo Gabriele. Segue la cappella di Sant’Antonio da Padova, con altare e statua del Settecento, mentre la terza cappella è dedicata a San Francesco Saverio. Nella quarta vi è un altare, dedicato alla Santissima Annunziata e dove si ammira una splendida statua in legno della Madonna, dal cui viso traspare una luce diffusa di soavità e di amore, opera di Andrea Calì, fatta scolpire “ex-voto” ad iniziativa e spese della famiglia Lupoli per la libertà di Monsignor Michele Arcangelo, allora Vescovo di Montepeloso, che era stato arrestato e rinchiuso in Castelnuovo perché sospettato di appartenere ai congiurati della Repubblica Partenopea. Nella Chiesa si osservano, inoltre, due quadri ad olio: il primo, a devozione di Caterina Lanzillo, raffigura “San Rocco” (1797); l’altro rappresenta la “Madonna del Buon Consiglio”, della quale la famiglia Lupoli era molto devota, e che venne aggiunto nell'anno 1807. Ancora, vi sono due magnifiche scarabattole con vetri: in una di esse si ammira una statua in legno di San Giuliana, opera del Cinquecento, mentre nell’altra vi è una statua in legno di San Sossio, a mezzo busto, dovuta allo scalpello del Professor Enrico Pedace e che doveva servire da modello per una statua in argento, mai realizzata. Infine, da ammirare la splendida pisside appartenuta al Monastero dei Santi Severino e Sossio di Napoli, ed una altrettanto bella sfera di argento, fusa il 12 Maggio 1901 su disegno del Professor Enrico Pedace; dietro di essa si legge che fu fatta da artisti di prim'ordine, quali l'Incaldi per le figure e le sculture ed il Professor Cepparulo per le decorazioni e gli ornamenti.
Fonte: "tuttofrattamaggiore.it"
Fonte immagine: "pmap.it - necrologie.repubblica.it"

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