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Chiesa del Gesù delle Monache

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Descrizione

La Chiesa del Gesù delle Monache fu fondata nel Cinquecento. La regina Giovanna III, moglie di Re Ferrante I d'Aragona, aveva intenzione di rendere il tempio un pantheon della famiglia reale e l’annesso Monastero, già attivo nel XV secolo, sede privata per le salme della famiglia reale. Purtroppo, terminato il regno aragonese, il complesso (dedicato nel 1527 a Santa Maria del Gesù) si ritrovò senza finanziamenti, ma nel 1582, grazie all’interessamento di Lucrezia Dentice e della famiglia Montalto, fu possibile completarlo. Nel corso degli anni, il luogo di culto cambiò denominazione e assunse anche il nome di “San Giovanni Evangelista a Porta San Gennaro”. Inserita in un tessuto urbano che sin dal XVI secolo era caratterizzato da un’alta densità conventuale, la Chiesa presenta una tipica architettura contro riformata, a navata unica con cappelle laterali, breve transetto e un ricco apparato decorativo. La facciata, tipico esempio di stile tardo-rinascimentale, presenta delle edicole in cui sono poste statue di Santi, mentre l’ingresso è possibile attraverso un maestoso portale in legno intagliato del Cinquecento. All’interno, si trovano pregevoli testimonianze della pittura napoletana di cultura tardo manierista, con opere di Santafede (“Madonna col Bambino” e “Santi Francesco, Chiara, Pietro e Palo”), Criscuolo e Lama, inserite oggi in un contesto che, come la maggior parte delle chiese napoletane, è stato profondamente trasformato nei secoli successivi, quando la committenza di opere d’arte costituiva veicolo per affermare l’importanza di monasteri e conventi. Negli ultimi decenni del ‘600, la Chiesa fu oggetto di un radicale rinnovamento, con la realizzazione del nuovo soffitto cassettonato, della straordinaria cupola ellittica che dilata lo spazio absidale, geniale creazione di Arcangelo Guglielmelli, del pavimento maiolicato realizzato da Nicola Giustiniani e, soprattutto, del ricco apparato decorativo delle prime quattro cappelle, con dipinti dei più importanti maestri napoletani: Luca Giordano (“L’Immacolata”; “Sant’Antonio che predica ai pesci” e “Sant’Antonio che risana un piede ad un ferito”, nella prima cappella di sinistra), Francesco Solimena (“San Giovanni Evangelista e il Cardinale Innico Caracciolo” posto sulla controfacciata; “Il Trionfo di Santa Chiara” e “Santa Chiara in Gloria tra i Santi Bonaventura”; “L’Annunciazione”; “Lo Sposalizio della Vergine” e “Santa in Gloria”, ai lati della cappella di sinistra; altri), Paolo de Matteis. Grazie all’accurato restauro di una impresa partenopea, inoltre, nelle cappelle sono riemersi dei bellissimi stucchi ad altorilievo di due grandi artisti del ‘600, Lorenzo Vaccaro e Giuseppe Troise: un tripudio di figure, festoni e frutta, tra i più pregevoli apparati plastici realizzati a Napoli nel corso del XVII secolo, che coniugano caratteri opulenti e barocchi con elementi di grazia e delicatezza, prodromi della cultura rococò.
Fonte: "youreporter.it - napolipost.com"
Fonte immagine: "napoligrafia.it"

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