Nonostante le forme imponenti della Chiesa, dirigendosi verso Sorrento quasi non ci si accorge della sua presenza; percorrendo al contrario la statale, invece, non passano inosservati l’alto campanile e la facciata barocca, introdotti da una scalinata in pietra vesuviana. Non si conosce con esattezza la data di costruzione, che in origine era intitolata al solo San Prisco e intorno al XIII-XIV secolo si presentava come una Cappella estaurita, ovvero di fondazione e gestione popolare, dalle ridotte dimensioni. Come si evince da alcune relazioni delle visite pastorali del XVI secolo, la parrocchiale di Sant’Agnello, a quell’epoca, mostrava già una pianta a croce latina, con abside e tre cupole. Nel Seicento, l’interno della Chiesa subisce i primi lavori di risistemazione e la facciata viene dotata di tre ingressi, uno per navata, che sostituiscono l’unica apertura centrale. A quel secolo risale la decorazione del soffitto a cassettoni lignei, con tre teloni del pittore napoletano Giuseppe Castellano, seguace del più anziano Francesco di Maria e come lui portavoce di un gusto classico. I dipinti rappresentano una “Lavanda dei piedi” (verso l’ingresso), una “Santissima Trinità” con la Vergine e i Santi Prisco e Agnello (al centro) ed una “Ultima Cena” (verso l’altare), firmata e datata 1690. Gli arabeschi in oro zecchino che incorniciano le tele, invece, appartengono ad una fase successiva, quella che documenta gli interventi di rifacimento ottocenteschi. Nel periodo 1840-1870, infatti, la Chiesa assume l’attuale veste neoclassica e scompaiono in buona parte le preesistenze settecentesche, in particolare la ricca ornamentazione in stucco e il pavimento in riggiole patinate a fuoco. Sopravvivono però pregevoli opere sia del Seicento che del Settecento: i dipinti di Giacomo De Castro, allievo di Battistello Caracciolo, conservati nelle cappelle laterali (lo “Sposalizio della Vergine” e “L’Annunciazione” a sinistra; “San Giovanni Evangelista” e “San Michele” a destra); le sculture seicentesche in legno dorato ed il dipinto dei “Santi Prisco e Agnello” (in fondo alla navata sinistra); l’altare maggiore in marmi commessi, preceduto da un’elegante balaustra che reca incisa la data 1733. Un altro altare degno di nota è quello dell’ultima cappella a destra, che si caratterizza per il bel paliotto a motivi floreali, resi con marmi policromi e pietre dure, attribuito alla bottega dello scultore e Architetto Dionisio Lazzari (XVII secolo). Nella stessa cappella è stato sistemato un pavimento in “opus sectile” di epoca romana (I secolo d.C.), che alterna marmi di forma quadrata e triangolare, proveniente, con ogni probabilità, da una delle “villae maritimae” della costa sorrentina. All’altare maggiore è posta una grande tela raffigurante la “Vergine con il Bambino e i Santi Prisco e Agnello”, dipinta nel 1875 da Gustavo Mancinelli su disegno del padre Giuseppe, che ricorda la reintitolazione della Chiesa al Cuore Purissimo di Maria e ai Santi Prisco e Agnello avvenuta nel 1827. Dietro alle figure dei due Santi imploranti la Vergine, si intravedono gli agrumeti sorrentini e il Golfo con Punta Gradelle, animato da alcuni velieri che prendono il largo.
Fonte: "priscoedagnello.oneminutesite.it"
Fonte immagine: "mapio.net"