Situate nel quartiere Stella, le Catacombe costituiscono una delle antiche aree cimiteriali di epoca paleocristiana (IV-V sec. d.C.), la seconda per importanza. L’accesso alla necropoli si trova nella cripta o succorpo, sotto il presbiterio rialzato della Basilica di Santa Maria della Sanità. La cripta, un tempo ambulacro catacombale, presenta ben visibili nella volta e sulle pareti alcuni affreschi che raffigurano principalmente storie di Martiri. L’arcosolio, posto in corrispondenza dell’ingresso, custodisce la tomba di San Gaudioso con una decorazione a mosaico; sulla sinistra, si trova una antichissima scultura tufacea del Cristo Morto. Nei vari cubicoli che si aprono lungo i bracci della necropoli, si trovano altri affreschi del V-VI secolo. La struttura catacombale andò sviluppandosi nel disabitato vallone del Rione Sanità - toponimo entrato in uso nel XVII secolo, per indicare la salubrità dei luoghi, ma anche le guarigioni miracolose attribuite alla presenza delle tombe dei Santi -, dove aveva trovato sepoltura San Gaudioso (451-453 d.C. circa), un vescovo dell’Africa settentrionale naufragato a Napoli, che qui visse, si guadagnò agli occhi del popolo la fama di Santità, e morì. L’intera zona rimase disabitata durante tutto il Basso Medioevo; solo intorno al ‘500 prese avvio l’urbanizzazione dei rioni periferici, e così tornò in auge anche la funzione cimiteriale del luogo. Nel Seicento, era ancora diffuso l’uso degli “scolatoi”, cioè cavità di pietra in cui si poggiava il cadavere seduto, la cui pelle veniva forata per fargli perdere i liquidi, in quanto in questo modo si riteneva che il corpo si purificasse completamente da tutti i peccati. Inoltre, i Frati domenicani pensavano che la testa fosse la parte più importante del corpo poiché sede dei pensieri, per cui dopo l’essiccazione, le teste venivano conservate, mentre il resto del corpo veniva ammassato negli ossari. Sempre in questo periodo, era in uso prendere le teste dei cadaveri, oramai essiccati, e incastrarle nei muri, dipingendo al di sotto un corpo che desse qualche indicazione sul mestiere o sulla vita del defunto; questo tipo di sepoltura era riservato ai ceti più abbienti, in quanto il trattamento era molto costoso. Si narra che l’amato attore napoletano Totò, originario del Rione e frequentatore delle Catacombe, abbia qui tratto ispirazione per un suo famoso componimento poetico sulla morte,"‘A livella".
Fonte: "vesuviolive.it"
Fonte immagine: "vesuviolive.it"