Atella sorgeva su una terrazza naturale a sud del fiume Clanis (ora canalizzato), in buona parte nell'attuale abitato di Sant'Arpino. Nel 338 a.C., a seguito della conquista romana, divenne municipio ed ebbe la cittadinanza senza diritto di voto. Nel 215 a.C., continuando a seguire Capua, si diede ad Annibale. Per questa sua insubordinazione, nel 211 a.C., quando fu riconquistata dai Romani, venne semidistrutta e metà del suo agro confiscato. In età imperiale Atella si risollevò diventando un centro abbastanza florido come testimoniano i numerosi e ricchi edifici eretti in città come l'anfiteatro ove, alla presenza di Augusto, Virgilio avrebbe letto le Georgiche. Atella divenne famosa in tutto il mondo antico per un genere teatrale in lingua osca, le Fabulae Atellanae, antichissime farse popolari di carattere buffonesco e osceno. Di esse, rappresentanti i vari tipi contadini, sono rimaste note le maschere di Maccus il ghiottone (dal quale si fa discendere la maschera di Pulcinella), di Bucco il chiacchierone, di Pappus il vecchio scimunito, di Dossennus il gobbo astuto. Di ciò ne dà notizia Livio, ricordando che la gioventù romana riservò per sé tale tipo di rappresentazione, non permettendo che esse venissero interpretate da attori di professione. All'epoca di Silla le Atellanae, abbandonata l'improvvisazione, diventavano un genere letterario, principalmente per opera di Lucio Pomponio e di Novio. L'antica città è oggi ancora tutta da scavare. Attraverso diversi rinvenimenti succedutisi negli ultimi secoli, è stato possibile individuare il perimetro dell'antico centro del quale restano in parte visibili alcuni tratti delle mura. All'interno della cinta muraria, a vista resta solo il cosiddetto "Castellone"; considerato, da alcuni, risalente al II secolo d.C. e parte di edificio termale, da altri parte di una torre difensiva di epoca medioevale.
Fonte: "archemail.it"
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