Il Castello di Maddaloni, cittadina conosciuta al tempo dei Romani come “Meta Leonis”, sembra a causa di un masso a forma di leone nei suoi pressi, è situato a 170 metri sul livello del mare. Si presenta con una forma irregolare e nel corso degli anni ha subìto molte trasformazioni, che si possono notare ancora oggi. Il complesso è sviluppato intorno alla grande torre rettangolare che è alta più di 20 metri. Questa si sviluppa su due livelli: il primo è composto da due stanzoni, separati da un muro centrale traforato da due archi a tutto sesto, che mantiene le due volte a botte; il secondo è formato da un unico ambiente tempo fa coperto da una volta a crociera. Il Castello ha una connotazione molto remota, età romana; infatti, Tito Livio ne fa menzione negli “Annales” quando parla dell'attestazione di Annibale alle spalle del Castello di Magdalo. Un riferimento esplicito alla sua esistenza risale all'anno 1099, citato come “Castrum Kalato Maddala”. Intorno all'VIII secolo, fu rafforzato nelle sue difese dalla Torre superiore piccola, detta anche “Castelluccio”: essa fu costruita allo scopo ben preciso di rispondere alla funzionalità difensiva del borgo, allungando lo sguardo non solo sulla vasta piana di Terra di Lavoro, ma anche verso le colline del Sannio. Il Castello fu oggetto di ricostruzione in epoca normanna, quando divenne luogo di incontri e soggiorno di importanti personaggi. Appena un secolo dopo, nel 1231, fu di nuovo oggetto di restauro a spese degli abitanti di Maddaloni. Nel XIV secolo fu possesso dei Sabrano, poi presieduto dall'esercito di Luigi d'Angiò e per qualche anno restò nelle mani del Conte di Caserta Francesco Della Ratta. La svolta avvenne nel 1390, quando fu concesso a Carlo Artus d'Angiò, Conte di Sant'Agata dei Goti, il quale divenne il nuovo Feudatario di Maddaloni. A lui si deve l'ulteriore rafforzamento del borgo, con la costruzione della torre cilindrica grande, denominata Artus (1390-1402), a Sud del Castello. Alla morte di Carlo (1413), il feudo fu ceduto a Ottino Caracciolo; nel 1445 fu riscattato da Pietro da Mondrago, il quale si rese protagonista della famosa congiura dei Baroni e perciò fu scacciato dalla città nel 1460, quando Ferrante d'Aragona mise a ferro e a fuoco il Castello con il suo borgo. Da questo momento in poi, il forte fu abbandonato e disabitato fino al 1821, quando fu acquistato dalla famiglia De Sivo, che lo trasformò in una dimora per incontri e battute di caccia. Lungo il pendìo delle due colline che ospitano il complesso fortificato, in direzione Sud-Est corre una murazione di cinta con torrette di guardia a pianta quadrata, che parte dal Castello e si allunga verso il borgo sottostante. Il nucleo centrale è formato da una grossa torre a pianta quadrata, centrale rispetto ad un sistema interno di mura di cinta. Questa torre si sviluppa su due o tre livelli ma attualmente i piani superiori sono inaccessibili, per il crollo delle scale e di alcuni solai. Accanto ad essa si sviluppa il palazzo i cui ambienti residenziali risalgono al Quattrocento, ad opera della famiglia Caracciolo; locali ottenuti tramite un allargamento della fortezza verso Sud-Est e adibiti ad ospitare una sala da pranzo e un piccolo cortile, su cui affacciavano tre camere da letto con veduta panoramica. Tutt'oggi si scorgono tracce di affreschi di epoca tarda con motivi geometrici. La distribuzione degli ambienti si intravede solo a piano terra, perché i crolli delle strutture superiori non consentono l'accesso. I locali interrati ospitavano prigioni, depositi, cisterne e cunicoli sotterranei. La torre di guardia a Sud-Est doveva avere funzione difensiva, anteriormente alla costruzione della Torre Artus. La presenza di blocchi squadrati isodomi in tufo grigio a corsi orizzontali (tipici dell'architettura bizantina), sulle pareti a Sud e ad Est del Castello, presuppongono l'esistenza di un impianto bizantino antecedente a quello longobardo. Il mastio, invece, con la sua disposizione irregolare di conci calcarei senza ricorsi, fa pensare ad una manifattura successiva (longobarda e normanna). Nell'XI secolo, il forte assume una configurazione a pianta trapezoidale, con camminamento coperto. Nel restauro che effettuò Federico II si tentò di razionalizzare lo spazio residenziale attorno al cortile centrale; inoltre, furono inseriti degli archi acuti nel taglio delle aperture. Per chi veniva dal borgo l'ingresso al Castello era da Sud attraverso una torretta quadrata, adiacente al grosso torrione. Probabilmente a Nord vi era il ponte levatoio. Le sale di residenza attualmente visibili, assieme alla scala, furono sistemate nella prima metà dell'Ottocento dai De Sivo, che trasformarono radicalmente l'interno per renderlo villa signorile. La zona a sinistra della torre quadrata si articola intorno ad un cortiletto che funziona da pozzo di luce e aria. Forse l'unica traccia dell'edificio antico resta nell'andamento del muro perimetrale. Oggi (2017), volte a botte e a padiglione ricoprono quasi tutti gli ambienti assieme ad affreschi mediocri.
Fonte: "salviamo-il-castello.webnode.it"
Fonte immagine: "mapio.net"