Il Castello ducale di Casalduni è un castello di epoca medioevale (XIV secolo). La prima notizia storica sul Castello risale al 1309, data incisa su un architrave della cappella del Castello che, però, non è stata ritrovata. Tra il 1420 e il 1425 il Castello Ducale passò ai Caracciolo, poi ai Carafa, che il 3 marzo 1538 lo vendettero a Pietro Sarriano. La di lui famiglia lo abitò fino al 1850, anno in cui fu acquistato dai Cocucci. Quest'ultima famiglia però, a sua volta vendette il Castello a Giuseppe De Michele, privato cittadino di Casalduni. Ridotto a rudere, è stato infine acquistato dall'Amministrazione Comunale nel 1988, che lo ha restaurato e riaperto al pubblico il 12 luglio 1997. Non si sa precisamente di quante stanze fosse costituito il maniero, poiché molte sono state distrutte dal terremoto del 1962. Non aveva ponti levatoi ma vi era una struttura circostante che lo divideva dalle case abitate dai servi, di cui oggi non è pervenuta alcuna traccia; queste case si trovavano nella zona chiamata ancora oggi "Terravecchia". Al Castello era annessa, oltre alla Chiesa di San Rocco, anche una cappella all'interno del maniero, che però non è stata recuperata. Il plesso era anche fornito di una grande cisterna, conservata intatta fino ai giorni nostri, che serviva per raccogliere l'acqua piovana. L'entrata principale era situata di fronte al torrente Alenta, mentre lateralmente si trovava la Torretta di veduta. Al Castello appartenevano anche la Torre di Racchi e la Torre dei Briganti di Ferrarise, che servivano come centri di avvistamento in caso di pericolo non solo per il paese di Casalduni ma anche di San Lupo, Campolattaro e Pontelandolfo. Di fronte al castello sorgeva una villa abitata dalla famiglia Biondi, di cui oggi non è rimasto niente. Vi è una leggenda che caratterizza questo maniero, la "leggenda dei 7 Duchi": la leggenda narra che, secoli fa, il Castello di Casalduni era abitato da alcuni duchi provenienti da Napoli. Costoro erano molto crudeli e maltrattavano tutti gli abitanti del paese. Alcuni affermano che i duchi erano 4 fratelli (o forse 7), proprietari del Castello; essi attuavano il diritto della "prima notte" con tutte le giovani spose del paese; le meno disponibili venivano uccise e, tramite una rete di condotti, i loro corpi venivano scaricati nel fiume Alenta, che scorre alla base dello strapiombo sul quale sorge il Maniero. Questa situazione durò fino a quando alcuni parenti di una giovane sposa, travestiti da donne, si introdussero nel palazzo e uccisero tutti i proprietari, ponendo fine agli ingiusti soprusi di cui erano vittime i casaldunesi. Altri affermano che 4 fratelli che dovevano sposarsi decisero di uccidere i duchi per mettere fine a questa terribile usanza. Era sera e i signorotti si recarono in chiesa per i vespri. Presso Largo Croce, sotto un olmo, i fratelli, con cappelli e mantelle, sotto le quali nascondevano delle accette, li aspettarono. A termine della funzione religiosa, mentre tornavano al Castello, i Duchi furono assaliti dai fratelli che, con le accette, fecero un macello. Da questo episodio, la contrada Sant'Angelo, abitata dai fratelli, fu denominata "Macella".
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