Del Castello (XIV-XVII secolo), oggi sono note la torre cilindrica e il bastione/cisterna troncopiramidale che dominano la collina. Sono leggibili almeno altri quattro bastioni che, unitamente alla “muraglia”, cingevano la trecentesca città di Massa. Fu ricostruito nell'assetto attuale dopo l'invasione dei Turchi del 1558. I massesi, non contenti di aver eretto le Torri - le quali formavano una ritirata pronta che i cittadini di ciascun casale potevano avere, in caso di uno sbarco dei Turchi sulla costa - fabbricarono la bella città di Santa Maria, la quale era sicurissima, mentre all’epoca non vi era ancora il cannone. Ma per fatale disgrazia, si risvegliò una guerra tra il Re di Napoli Ferdinando I d’Aragona ed il francese Giovanni d’Angiò, nell’anno 1459; allora Castellamare, Vico e Massa si ribellarono contro il loro legittimo sovrano e si diedero in mano dei Francesi. Questa guerra durò quasi due anni, ma nella fine il Re di Napoli cominciò a recuperare le città e le terre del Regno ribellate, di cui avevano preso possesso gli Angioini. Ma la città di Massa non volle sottomettersi al suo legittimo sovrano, fidandosi del suo Castello, che era molto forte e difficile da espugnare per la sua altezza; infatti, sostenne l’assedio per lo spazio di due anni e si arrese solo perché gli mancò l’acqua e il cibo. Pontano, si dice che il Re Ferrante, alla fine dell’anno 1464, aveva già recuperato tutto il Regno e nello spazio di circa cinque anni, mentre girava per le Provincie onde organizzarle, lasciò sua moglie, la Regina Isabella, alla testa del Governo, perché era una donna molto savia, prudente, benigna e liberale. La Regina, il 20 di Settembre del 1465, emanò un indulto generale a tutti i cittadini di Massa e gli concesse ancora alcune grazie. Ma poi, essendo ritornato il Re vittorioso, per tema che la piccola e forte città di Massa Lubrense in altra circostanza non si fosse di nuovo ribellata, fece intimare a tutti i cittadini di sortire dalla città, con tutti i loro effetti e senza replica: né valsero sottomissioni e preghiere, tutti indistintamente furono costretti ad abbandonare, piangendo i patrii lari e cercando ricovero altrove. Il Vescovo trasportò gli arredi sacri nella Chiesa della Lobra, ove fissò la sua dimora; il Governatore occupò l’antico palazzo della Regina Giovanna a Quarazzano; il resto dei cittadini si dispersero per i casali, ma i più ricchi abbandonarono per sempre la loro infelice patria e questa fu una rovina incalcolabile per Massa, perché vide la perita in un sol colpo dei proprietari delle terre e del commercio, vedendosi inoltre sempre più esposta ad un invasione per parte del mare. Abbandonata la città di Santa Maria, questa fu demolita e ciò avvenne non senza pianto di tutta la costiera: i casali allora si ingrandirono di più. Telefono dell’ufficio comunale turismo e tempo libero: 0815339404 - 0815339436
Fonte: "massalubrense.it"
Fonte immagine: "comunemassalubrense.gov.it"