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Cappella San Severo

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Descrizione

Nella Napoli settecentesca, il Principe alchimista Raimondo di Sangro abitava il Palazzo Sangro, tutt’oggi esistente al civico 9 di piazza San Domenico Maggiore. Nelle immediate vicinanze sorgeva la Cappella Sansevero, chiamata anche Santa Maria della Pietà dei Sangro o Pietatella; i due edifici erano uniti da un cavalcavia, che crollò agli inizi del 1900. La Cappella si presenta oggi come un complesso libro di sapere ermetico, nascosto abilmente nei complessi scultorei. Man mano che dall’ingresso si procede verso l’altare maggiore, si avrà di fronte l’Est; per completare il percorso allegorico della Cappella, l’iniziato doveva svolgere un itinerario difficile e intricato, seguendo la linea continua di marmo bianco che il Principe desiderava fosse continua e senza giunture, alla fine della quale c’era la “conoscenza”. Un’opera difficilissima da realizzare; infatti, Raimondo morì senza averne visto la fine. Purtroppo, il labirinto venne quasi completamente distrutto durante il crollo del 1889, anche se ne è ancora visibile una parte nel passetto antistante la tomba del Principe. Fin dalla costruzione, la leggenda ha accompagnato la Cappella Sansevero e la famiglia di Sangro. Nel 1590, un uomo innocente che stava per essere trascinato in carcere, passando vicino al Palazzo Sangro, vide crollare una parte del muro e apparire un’immagine della Madonna. Così egli le chiese la grazia e in cambio della scarcerazione promise di offrirle una lampada d’argento e un’iscrizione. L’uomo venne riconosciuto innocente e da allora l’immagine sacra della Madonna divenne meta di pellegrinaggio. Poco dopo fu il Duca di Torremaggiore Giovan Francesco di Sangro, gravemente ammalato, ad essere guarito; per ringraziare la Madonna a cui si era rivolto, fece costruire una piccola Cappella votiva. Fu però il figlio Alessandro di Sangro, Patriarca di Alessandria, a dare vita, nel 1610, ad un vero e proprio tempio, che doveva anche servire da Cappella funeraria per gli antenati e i futuri discendenti della famiglia. Della struttura originaria, sono arrivate a noi solo le dimensioni perimetrali e la snella architettura dell’insieme, nonché la decorazione policroma dell’abside, perché nel XVIII secolo, Raimondo la riorganizzò così come la vediamo oggi.
Fonte: "10cose.it"
Fonte immagine: "fidelityhouse.eu"

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