All'ombra di grandi querce, edificata su di una tomba romana a camera absidata risalente al II secolo d.C., la Cappella di Santa Maria è, tra gli istituti di culto casalboresi, quello più antico. La sua prima citazione risale all’anno 452 e recita testualmente: “Ecclesia Sanctae Mariae in Casali Albulo”. L’edificio faceva parte, fino al secolo diciassettesimo, dei beni della Chiesa di Santa Sofia in Benevento. Da una pergamena del 1102 appartenente alla Cancelleria Pontificia, si evince che la Cappella era dedicata, oltre che alla Madonna, anche a San Giovanni Battista. L’interesse archeologico del tempio, nonché del territorio circostante, in gran parte ancora incontaminato dal punto di vista paesaggistico, hanno spinto la Soprintendenza Archeologica per le province di Salerno, Avellino e Benevento, d’intesa con la Comunità Montana Valle Ufita di Ariano Irpino, a redigere un progetto di recupero del monumento con la creazione di un primo nucleo di parco archeologico. L'importanza del sito è confermata dai continui ritrovamenti archeologici effettuati nel corso dei secoli. In epoca romana, se non addirittura sannitica, doveva esserci un aggregato urbano, visto che il luogo si prestava come luogo di sosta lungo il tratturo antico che collegava l'Abruzzo con la Puglia. Qui fecero tappa i primi predicatori cristiani provenienti dalla Palestina e dalla Grecia, tanto che, dall'inizio del II secolo d.C., si formò una comunità cristiana. La sosta a Santa Maria dei Bossi si è perpetuata nei secoli, col passaggio di greggi verso Abruzzo e Puglia e, dopo l'anno Mille, di Crociati e pellegrini. Circa i ritrovamenti, essi comprendono sepolcri, scheletri, armi, elmi, vasi ed iscrizioni, alcune delle quali incise su pietre, un anello femminile con croce cristiana, ruderi di terme convertite in vasche per irrigazione.
Fonte: "casalboreonline.it – irpinia.info"
Fonte immagine: "terrenet.it"