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Cappella del Monte dei Poveri

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Descrizione

Anche conosciuta come Cappella del Monte della Vicaria, si trova all’interno della corte di Palazzo Ricca ai Tribunali (anche detto Palazzo Monte dei Poveri), sede, un tempo, del Monte e Banco dei Poveri, uno degli otto Monti di Pegno e di credito istituiti a Napoli tra il XVI ed il XVIII secolo. La Cappella fu fatta costruire nel 1669, in sostituzione di un oratorio. Presenta un’unica navata, preceduta da un atrio in cui sono collocate le statue dei Santi Tommaso d’Aquino, Gennaro, Severo ed Antonio da Padova, opere in marmo dell’artista Gerolamo D’Auria, ed una tela di Giovannantonio D’Amato, che ha come soggetto una “Sacra Famiglia”. Presso questa sede è stato ordinato e sistemato il fondo apodissario, composto di 6000 bancali, rimasti intonsi all’atto della loro originaria ubicazione, sempre all’interno dell’Istituto bancario napoletano per eccellenza, al quale hanno atteso per lungo tempo borsisti dottorandi provenienti dall’Istituto Italiano degli Studi Storico Benedetto Croce, localizzato all’interno del palazzo Filomarino della Rocca a Spaccanapoli. I bancali, cioè, le fedi e le polizze antiche, messe insieme in fascicoli e faldoni, meglio note col termine tecnico di “filze”, oggi sono testimonianza preziosa per la ricostruzione storica e metodologica dell’immenso patrimonio immobiliare costituito dai palazzi di Napoli e del suo centro antico, di quelli che gravitano attorno alla Provincia o che hanno sede in Campania e gran parte del territorio dell’Italia meridionale, oltre a conservare, ancora variamente leggibili, i documenti di pagamento ad ognuno degli artisti napoletani, ai quali fu commesso di impreziosire le chiese della città, con quadri e sculture di ogni genere. Tutte quante le polizze e le fedi son datate tra la fine del XVI ed inizio del XIX secolo. Una volta passate al saldo del Banco, le filze venivano letteralmente cucite (da qui il termine filze), cioè infilzate da filo di canapa ed infine appese al soffitto dell’Archivio del Banco. Col tempo, più suggestivo è il fatto che le polizze sono state poi raggruppate tra loro a seconda di come venivano evase e quindi, ancora oggi, molti dei bancali sono raggruppati in polizze di cassa, cioè quelle che venivano riscosse subito con moneta contante, ed in quelle dette di banco, cioè riscosse solo attraverso il sistema conto corrente di allora. La facciata della Cappella venne rifatta nel Settecento da Gaetano Barba e nel 1751, durante i lavori di restauro della vicina Chiesa di San Tommaso a Capuana, arricchita con l’orologio in maiolica, incorniciato tra lesene e sormontato da due campane. Il maestro del barocco partenopeo, Luca Giordano, dipinse nel 1672 l’affresco della volta, ritraente “L’Immacolata Concezione”, vittima di un forte deperimento, ma ancora visibile. Nel 1673, sempre Luca Giordano dipinse la “Circoncisione”, una tela posta sull’altare e affiancata da altri due capolavori di Francesco Solimena, una “Annunciazione” ed una “Natività”, entrambe dipinte tra il 1685-86. Di grande interesse sono anche il pavimento del presbiterio e la balaustra, opere entrambe disegnate nel 1745 dall’artista Domenico Antonio Vaccaro, e l’altare maggiore, progettato nel 1768 dall’Ingegnere Filippo Fasulo e realizzato dai marmorari Giacomo Masotti e Gaetano Bello, con putti decorativi dello scultore Paolo Persico. Esempio della massima espressione del sontuoso stile barocco che in quegli anni fioriva a Napoli, infine, è l’opera di intarsio dell’organo eseguita da Giuseppe di Gennaro, nel 1686.
Fonte: "storiacity.it"
Fonte immagine: "espressonapoletano.it"

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