La Basilica Pontificia di Santa Maria di Loreto, insieme all’antico ospedale (attivo fino al 1962) dell’omonima Arciconfraternita, risale ai primi del 1300, quando alcuni pescatori anconetani, assidui frequentatori delle coste dell’isola d’Ischia, decisero di costruire in quello che all’epoca non era ancora il centro di Forio una Cappella e un Oratorio, rispettivamente dedicati a San Nicola di Tolentino e alla Madonna della Santa Casa di Loreto. Le torri campanarie, l’orologio, l’altare maggiore e il soffitto sono stati invece realizzati nel corso del XVIII secolo, svelando evidenti influenze barocche che, riferite all’ambito locale, testimoniano la ricettività con cui l’isola d’Ischia seppe reinterpretare le tendenze artistiche provenienti dalla terraferma. Per averne conferma, ci si soffermi sul soffitto cassettonato, sui pannelli di marmo bianco e nero che disegnano l’abside maggiore o sulle maioliche delle due torri arabeggianti che dialogano magnificamente con la cupola della Chiesa di San Gaetano. L’interno è a croce latina con 4 archi che suddividono le 3 navate. Quasi tutte le tele sono firma di Cesare Calise e Alfonso Di Spigna, i due artisti locali che più hanno contribuito con la loro arte sacra alla diffusione della fede tra gli strati popolari di Forio e dell’isola d’Ischia, in secoli in cui la lettura era sicuramente appannaggio di pochi. Funzione didascalica ben evidente anche ne “La Madonna del Rosario”, la tela del 1581 a firma di tale Aniello De Laudello, collocata sul quarto altare della navata sinistra. Nel riquadro centrale la Madonna, in trono e con il Bambino sulle ginocchia, dà il rosario a San Domenico e a Santa Rosa, inginocchiati ai suoi piedi. Nei riquadri più piccoli sono raffigurate invece le scene dei quindici misteri del Santo Rosario, diffusissimo tra tutte le congregazioni mariane, come appunto quella della Madonna di Loreto. All’esterno, stavolta a devozione dell’amore per Forio, un mosaico realizzato dal pittore, grafico e illustratore tedesco Eduard Bargheer. L’opera raffigura San Vito, patrono del comune, e testimonia la gratitudine dell’artista per un paese e un’isola che lo accolsero negli anni difficili del Nazismo e della messa al bando della cosidetta “arte degenerata“.
Fonte: "ischia.campania.it"
Fonte immagine: "ischialaperladelgolfo.blogspot.it"