La storia dell’insediamento francescano in Afragola inizia nel 1613, secondo gli studi di Gaetano Capasso, quando l’Università aveva avanzato alla Curia arcivescovile la richiesta di un insediamento dei Frati anche nel casale delle fragole. I Padri Domenicani, già presenti nel casale da circa 40 anni, osteggiavano la richiesta adducendo come giustifica la povertà del casale, che rendeva insostenibile la compresenza di due ordini di religiosi mendicanti. La Curia in quel momento era oggetto dell’energica riforma voluta dall’Arcivescovo e Cardinale Decio Carafa (1613–1626); Giuseppe Castaldi, primo storico di Afragola, rileva invece che la supplica fu inviata alla Curia nel 1618, 5 anni più tardi, ma comunque non fu accolta in un primo momento, perché forti erano le pressioni contrarie. La situazione rimase in stallo fino al 1633, quando l’Arcivescovo Cardinale Francesco Boncompagni decise d’autorità di consentire l’insediamento ai Francescani Riformati. Ottenuto il consenso, l’Università di Afragola comprò un terreno di 4 moggi nella località sita presso l’Arco di San Giorgio (attuale viale Cristo Re) da Giovanni Antonio De Respinis per 800 ducati. Il contratto di compravendita fu stipulato il 26 febbraio 1638, ma la costruzione del Monastero e della Chiesa, consacrata poi il 28 aprile 1715, era già iniziata anni prima per volontà dello stesso De Respinis. Capasso e Castaldi concordano nel dire che la Chiesa, originariamente a unica navata, fu dedicata subito a Sant’Antonio da Padova; un’altra tradizione afferma che il tempio fu inizialmente dedicato prima all’Immacolata, poi a San Francesco e quindi al Santo delle 13 Grazie. Infatti, nella sua opera manoscritta riguardo alla storia del quartiere di Casavico (San Marco), Romualdo Cerbone trascrive le sepolture di alcuni afragolesi, riportate nei registri dei defunti della parrocchia di San Marco; accennando alla sepoltura di Benedetto Iorio, morto il 2 agosto 1688, Cerbone scrive: “Sepolto nella Chiesa di Sant’Antonio (Sancti Francisci de Terra Afragolae)”. Nel Settecento, il Santuario fu oggetto di ingrandimenti e abbellimenti. Ai tempi del Castaldi, il prospetto del tempio aveva nel frontespizio un marmo recante lo stemma di Afragola, presentava una sola navata adorna di altari in marmo e nella terza cappella v’era custodito il miracoloso Crocifisso di Frate Umile da Petralia. Castaldi ricorda anche la festa del Santo, che iniziava un mese prima del 13 giugno e continuava per luglio compreso. Il 7 luglio 1866, giunse il decreto del governo sabaudo unitario che ordinava la chiusura del Convento e il suo passaggio alle dipendenze del Comune. Dal 1876 al 1872, il Complesso fu affidato al Santo Ludovico da Casoria, che vi aprì un mendicicomio e un ospedale civico, mentre solo la Chiesa restò a testimoniare l’origine religiosa della struttura. Ma, nel 1902, chiuse anch’essa e restò attivo solo l’ospedale. I tempi antireligiosi dell’Ottocento erano però giunti al termine: nel novembre 1906, il Comune vendeva ai Frati il Complesso, in totale abbandono e disfacimento. I Francescani tornarono e iniziarono un ciclo di lavori strutturali che perdurarono per tutto il secolo: nel 1911-19 furono costruite le cappelle del lato destro, negli anni 1953-65 furono realizzati il campanile in tufo, il deambulatorio del Trono del Santo e le due aule laterali del presbiterio. L’aspetto attuale della Chiesa risale agli ultimi lavori, realizzati all’inizio del XXI secolo. Nel 2004 il Santuario fu elevato a Basilica minore pontificia. Il Convento, con il collegio serafico, ospita la Biblioteca di Sant'Antonio che raccoglie oltre quindicimila volumi, tra cui numerosi pezzi unici o rari.
Fonte: "vetusetnovus.blogspot.it"
Fonte immagine: "imillevolti.it"