La Chiesa Arcipretale e la Cappella di Santa Matrona custodita al suo interno sarebbero state fondate, secondo una lapide esistente nella Basilica stessa, tra la fine del V e gli inizi del VI secolo. Una recente ipotesi ne attribuisce l'iniziativa al Vescovo Simmaco, che volle la decorazione musiva nella Chiesa di Santa Maria Maggiore di Capua. Egli avrebbe favorito, durante il suo pastorale, anche la creazione degli splendidi mosaici di cui si ha ancora testimonianza nella Cappella della Santa. Michele Monaco, appassionato studioso delle opere presenti nella Diocesi di Capua, fa risalire la data della struttura all'età paleocristiana e la presenza del corpo del Martire prima che fosse trasferito a Capua. Allora l'edificio, che comprendeva anche la Cappella, si trovava vicino ad un cimitero situato nello spazio antistante all'attuale Chiesa Madre. Nel 1700, per accontentare la crescente popolazione, si decise di allargarne la possibilità di accoglienza al culto e si abbatterono le prime mura. Andarono così distrutti gli affreschi, i dipinti raffiguranti la vita di Santa Matrona, i mosaici della volta e ogni altro elemento utile a datare meglio i fatti. La facciata è del 1763 e il campanile è il frutto di un progetto diretto da Luigi Vanvitelli. La piazzetta antistante la Basilica, rialzata rispetto al livello della strada, copre parte dello spazio dove sorgeva l'antico cimitero e la “Via Acquaria”. Detta via, nominata pure nel calendario Geronimiano, fu chiamata così per indicare i condotti sotterranei voluti da Augusto per dare a Capua l'acqua presa dalle sorgenti del Taburno, vicino a Sant'Agata dei Goti. Nella contrada Via Acquaria, secondo la tradizione riportata nel calendario Geronimiano, si svolgevano festeggiamenti in onore di San Prisco.
Fonte: "csa.caserta.bdp.it"
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