Nunziante Pagano, nella sua opera scritta “La Batracomiomachia d’Omero”: “Sto bbello tempio de San Paulo, addedecato a Ccastore e Ppolluce de l’antiche nuoste, fatto de na fammosa architettura che li Greci schitto professavano” (Questa bel tempio di San Paolo, dedicato a Castore e Polluce dei nostri antenati, realizzato con una famosa architettura che soltanto i Greci usavano). Il riferimento è alla Basilica di San Paolo Maggiore, situata oggi in piazza San Gaetano, al sommo di una maestosa e scenografica scalinata seicentesca. L’area doveva ospitare il Foro della città greco-romana, dove fu innalzato nel V secolo a.C. un tempio dedicato ai due Dioscuri, Castore e Polluce, rifatto successivamente nel I secolo d.C., come riporta l’iscrizione conservata sulla facciata. Nel 1972, sotto le statue di Pietro e Paolo, oggi ancora presenti sulla facciata, furono rinvenute due nicchie con i busti dei gemelli di Zeus, oggi esposte al Museo Archeologico Nazionale. Il tempio venne inglobato nell’VIII secolo all’interno di una Basilica paleocristiana, dedicata a San Paolo, edificata per celebrare la vittoria dei Napoletani sui Saraceni; questa conservò a lungo inalterata la facciata originaria del tempio, con l'iscrizione dedicatoria incisa sul fregio e la decorazione del frontone. Nel 1538, la Chiesa fu affidata a San Gaetano Thiene, fondatore dei Chierici Regolari Teatini, che negli anni Ottanta del Cinquecento diedero inizio ad alcune opere di trasformazioni, sotto la direzione prima di Francesco Grimaldi e poi di Giovan Battista Cavagna. Importanti interventi furono effettuati anche nel corso del Seicento a opera di Giovan Giacomo di Conforto, che aggiunse le due navate minori e le cappelle laterali (1630), di Dionisio Lazzari, che ampliò il prospetto della Basilica (1671) e di Arcangelo Guglielmelli che, a seguito anche dei crolli dovuti al terremoto del 1688, portò avanti interventi di restauro sulla facciata, conclusi verso la fine del Settecento a opera di Giuseppe Astarita. L'interno presenta una croce latina a tre navate con cappelle laterali. Mirabili gli affreschi della volta di Massimo Stanzione, raffiguranti le gesta degli apostoli Pietro e Paolo, così come quelli di Solimena nella sacrestìa, con scene della “Conversione di San Paolo”, la “Caduta di Simon Mago” e le “Virtù”; da osservare, sul lato sinistro della navata, la statua dell'Angelo Custode di Domenico Antonio Vaccaro. Infine, non va dimenticata la cappella Firrao, a sinistra del presbiterio, una delle più importanti testimonianze della Napoli barocca. Due sono i chiostri presenti della Basilica di San Paolo Maggiore; la loro realizzazione si colloca tra il 1538 e il 1630. Il chiostro piccolo presenta una pianta quadrata, con al centro un bel pozzo che, secondo una credenza popolare, custodiva l’acqua più fresca della città, attirando a se molti fedeli. Questa antica leggenda sembra essere collegata al culto greco dei Dioscuri. Quando Zeus concepì Castore e Polluce, insieme a Leda, si trasformò in un cigno, un uccello d’acqua che rappresenta la potenza guaritrice del sole e dell’acqua. I gemelli, secondo il culto, erano considerati guaritori dalla doppia natura, mortale ed immortale. Quando Castore fu ucciso, il fratello chiese al padre di infliggere la morte anche a lui. Ma infine, Polluce rinunciò a metà della propria immortalità in favore del fratello: i due gemelli vissero così in simbiosi, per metà nell’Olimpo e per metà nel regno dei morti.
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