Nucleo religioso e culturale del borgo di Terra Murata è l‘Abbazia di San Michele Arcangelo, una fondazione benedettina che risale al XI secolo, distrutta e ricostruita nei secoli, la cui attuale archittettura è del 1500. L’imponente complesso abbaziale testimonia il ruolo che aveva in passato quale centro religioso e culturale dell’isola. Dal punto di vista architettonico, è un impianto costituito da molteplici stratificazioni e trasformazioni avvenute nel corso dei secoli; la parte più antica risale al XV secolo, sebbene esistano tracce storiche del 1026 che attestano l’esistenza di un Monastero in questo stesso luogo. L’Abbazia di San Michele Arcangelo è tra le chiese più prestigiose e ricche del meridione d’Italia. È possibile visitare, oltre alla Chiesa, il Presepe permanente composto prevalentemente da antichi pastori di scuola napoletana del XVIII secolo, in legno e terracotta. Vi è un’importante Biblioteca, parte del percorso museale, il cui nucleo originario è rappresentato da testi risalenti al XVI secolo: il libro più antico è datato 1534. Percorrendo la navata centrale, giunti all’altare maggiore, si scorge l’antico coro ligneo del XVII secolo, sormontato da quattro dipinti di scuola napoletana datati 1690, del pittore Nicola Russo, allievo del più famoso Luca Giordano. Di particolare rilievo è la tela che raffigura l’apparizione e il miracolo di “San Michele Arcangelo che protegge l’isola di Procida” da un incursione saracena, poiché ci fornisce un'immagine dell’isola a quei tempi. Al centro del coro, fra i quattro dipinti, è collocata una statua in legno che raffigura San Michele Arcangelo, datata 1606. Ai lati del transetto vi sono due grandi cappelle: a sinistra quella del Santissimo Sacramento, a destra quella dello Spirito Santo. La navata sinistra è caratterizzata da tre cappelle ottocentesche: la cappella della Madonna del Carmine, dove troneggia una pregiata statua lignea della Madonna con decorazioni in oro zecchino; la cappella intitolata a San Michele Arcangelo, che ospita la preziosa statua del Santo patrono realizzata in argento e oro nel 1727 dai maestri argentieri napoletani Nicola e Gaetano Avellino, su disegno dell’artista Antonio Domenico Vaccaro; la cappella di Lourdes, suggestiva ricostruzione della grotta di Lourdes, testimonianza del fervente culto mariano degli isolani. Sul lato opposto alle tre cappelle ottocentesche, nella navata di destra, vi sono tre altarini gentilizi, un tempo appartenenti alle famiglie nobili dell’isola, le quali celebravano in forma privata le funzioni religiose e qui avevano il diritto di sepoltura.
Fonte: "visitprocida.it
Fonte immagine: "abbaziasanmicheleprocida.it"