Fra il IX e il XVI secolo, anche il tratto di costa di Massa Lubrense fu soggetta alle incursioni dei feroci pirati saraceni. La traccia lasciata da questa situazione è la sequela di torri di difesa e di avvistamento, comunemente conosciute con il nome generico di “Torri Saracene”. Essendo all'epoca una delle zone più ricche e più densamente abitate di tutto il Meridione, lungo la costa della Penisola furono costruite oltre 50 delle quasi 400 torri esistenti in tutto il Regno di Napoli, da Gaeta all'Abruzzo. Le più antiche (angioine) avevano forma cilindrica, con basamento tronco-conico a cui era sovrapposta una cordonatura (toro) in pietra di tufo grigio pipernoide. Le torri aragonesi (successive alle angioine) hanno invece pianta quadrata, con volte a botte incrociate e spessore della muratura maggiorato sul lato esterno. Tutte si dividevano in due grandi categorie: torri di difesa e torri di guardia. Le prime sorgevano vicino ai centri abitati, avevano una guarnigione e spesso batterie di cannoni, le altre erano più piccole, avevano pochi uomini di guardia, e sorgevano spesso in località difficilmente raggiungibili, ma in ottima posizione per sorvegliare grandi tratti di mare. Dalla funzione di queste ultime deriva il toponimo che si incontra spesso in luoghi alti e lontani dai centri abitati: “La Guardia” o “Guardiola”. Alcune torri risalgono al XIII e al XIV secolo (Assiola, Punta Corvo, Sponda, Galli, Minerva), ma solo nella prima metà del XVI secolo si tentò di dare un ordinamento globale alle strutture difensive costiere. Nel 1537, il Viceré Pedro de Toledo ordinò che fossero costruite torri costiere per difendersi dai Turchi; la maggior parte di esse furono però edificate solo a seguito dell'editto del 1563, emanato da Don Parfan de Ribera Duca d'Alcalà: “… acciò che il Regno fosse sicuro dai corsari, per cui tutte le Università del Regno pagano per ciascun fuoco 7 grani e un cavalluccio, che è la dodicesima parte di un grano. Però le terre che son distanti dalla marina 12 miglia pagano la metà di detto pagamento, il quale ascende a ducati 25348 l'anno”. Tutte le fortificazioni esistenti, riconosciute a giudizio di esperti di pubblica utilità, dovevano essere espropriate accordando un giusto indennizzo ai proprietari. Su indicazione dei Regi Ingegneri, si sarebbero dovute costruire torri in vista l'una dell'altra, “affinché vedendo fuste facessero fuoco di continuo et che tutte dette torri dovessero corrispondere l'una con l'altra nel tirar li mascoli et nel far fuoco”. Inoltre, ove era possibile, erano previsti servizi di ronda notturni, effettuati a cavallo da torre a torre dai cosiddetti “cavallari”. Purtroppo, la costruzione di questa imponente struttura difensiva fu oltremodo tardiva, in quanto i Saraceni, in quegli ultimi 30 anni, avevano già razziato quasi tutto il possibile. Tra le incursioni più importanti: l'assalto a Capri e Anacapri da parte del turco Khair-Addin (più famoso col soprannome di Barbarossa) nel 1535; due anni più tardi, i Saraceni tentarono di invadere Napoli e nel 1542 stessa sorte toccò a Salerno; nel 1544 fu la volta di Positano ad essere messa a ferro e fuoco, e fu tentato lo sbarco ad Amalfi; dopo quattro anni fu il turno di Castellammare ad essere saccheggiata; nel 1553, i pirati sbarcarono di nuovo a Capri, dove incendiarono la Certosa; nel 1558, i disastrosi e sanguinosi saccheggi di Massa Lubrense e Sorrento. Tra i condottieri saraceni tristemente famosi: Dragut Reis (citato anche coi nomi di Dragaud o Dragutte); Pialì Pascià; Sinan Pascià o Sinan Giudeo. A partire dal XVII secolo, le torri cominciarono ad essere abbandonate o iniziarono anche le cessioni a privati, con conseguenti trasformazioni ed adattamenti per diversi utilizzi; quelle ormai inglobate nei centri urbani sono state completamente ristrutturate e destinate a fini abitativi, a volte mantenendo le forme e le dimensioni originali, altre volte stravolgendone l'architettura. Contemporaneamente, anche i privati cominciarono a dotare le proprie residenze di queste strutture; è il caso della Torre Turbolo all’Annunziata, eretta tra il 1607 e il 1614 come sede del Monte dei Pegni.
Fonte: "massalubrense.it"
Fonte immagine: "fotoeweb.it"