Realizzato tra la fine del 1500 e l'inizio del 1600, il Santuario presenta una linea pura nel suo bianco calce delle pareti e il grigio piperno dei cornicioni, conservando fondamentalmente le originarie forme neoclassiche. Nel punto in cui sorge, già nel XV secolo era posta una piccola edicola votiva dedicata alla “Madonna”, il cui dipinto non vanta pregi artistici, ma colpisce la mesta espressione del volto, dominata da due grandi occhi che hanno l’effetto di penetrare l’animo di chi li guarda, lasciandovi un ricordo indelebile. L’effige si trovava vicino ai resti di un arco romano e per questo, molto probabilmente, l’immagine veniva chiamata “Madonna dell’Arco”. Si racconta che nel 1450, il lunedì di Pasquetta, un uomo adirato dopo una pesante sconfitta al gioco della pallamaglio lanciò, bestemmiando, la pesante sfera contro l’immagine della Madonna, che cominciò a sanguinare dalla guancia. Il miracolo attirò l’attenzione di tutti i fedeli ed iniziò a circolare nelle terre circostanti, arrivando alle orecchie del Conte di Sarno, giustiziere. Mosso dal furore popolare, egli istruì un breve processo contro il bestemmiatore e lo condannò a morte, impiccandolo ad un albero vicino la miracolosa edicola. La leggenda vuole che poche ore dopo l’esecuzione, l’albero si essiccò in un attimo. Dopo questi eventi prodigiosi, i fedeli accorsero da ogni angolo del paese per ammirare la “Madonna ferita” e fu necessario edificare una piccola Chiesetta al posto dell’edicola, per custodire l’effige ed accogliere i pellegrini. Oggi, la facciata del Santuario offre ai visitatori tre portali in bronzo dell’artista religioso Padre Tarcisio Musto, realizzati nel 1993-94, che celebrano: il centrale, il “IV Centenario dalla fondazione” (1593-1993); il portale di destra, la “Presenza dei Frati Domenicani” in città (400 anni); quello di sinistra, la “Nascita della provincia domenicana” nell’Italia meridionale (1294). Entrando, la cosa che balza agli occhi è il tempietto con l'immagine della Madonna, al centro della crociera a croce latina, sotto la cupola, nello stesso luogo in cui si trovava il muricciolo dipinto. L’altare e il tempietto in marmi policromi, in stile fiorentino del 1621, sono opera dell'Architetto Bartolomeo Picchiatti; il cupolino in legno intagliato fu realizzato nel 1709 dal Troxler. Il tempietto fu completamente restaurato nel 1999-2000. La navata principale è larga 10 metri e lunga 22 metri; solo nel 1948, per facilitare il deflusso delle folle, furono ricavate due navate laterali, al posto di alcune cappelle, e due ingressi sulla facciata principale. L’arredo è tutto di epoca settecentesca. L’interno della facciata del Santuario è interamente coperta da una tela rappresentante “L’Adorazione dei Magi”. Nella crociera sinistra, il grande Crocifisso scolpito in legno, oltre la naturale grandezza, ha come sfondo un affresco con “Maria e le pie donne ai piedi della Croce”. Al centro dell’abside, l’altare maggiore in marmi ed intarsi policromi, ed alle sue spalle il coro ligneo scolpito. Il grande e moderno organo sovrastante conserva la facciata lignea, con dorature su fondo verde, di quello seicentesco. Segue la cappella del Santissimo Sacramento; la volta affrescata raffigura la “Vergine del Santo Rosario”. Alle pareti sono tele con i quindici misteri del Rosario ed altre figure di Santi Domenicani. Nella crociera destra, ancora una tela della “Vergine del Santo Rosario”, di gusto spagnoleggiante. Altri ambienti annessi al Santuario sono la sacrestìa, la grande Sala delle Confessioni, il grande Chiostro con la Sala delle Offerte, la Sala dei Ceri ed altri, tutti con grandi pannelli di “ex-voto” in argento e tavole. Nel 2008, la facciata ha beneficiato di un restauro e i tetti sono stati ricoperti di tegole, come apparivano nei secoli passati. Accanto alla Chiesa sorge il Convento, che va a formare un complesso bello e maestoso, pur nella semplicità e povertà dei materiali con i quali è costruito. La sua costruzione fu iniziata dopo che San Giovanni Leonardi, mandato nel 1592 a dirigere il Santuario nascente, rientrò a Roma. Il 10 agosto 1594, l’edificio fu affidato alle cure dei figli dell'Ordine di San Domenico, della Provincia di Santa Caterina degli Abruzzi, che negli anni successivi costruirono il Convento. Parte di esso era destinato ai pellegrini. Nei secoli successivi, fu centro di intensa vita religiosa e culturale. Con la Rivoluzione Francese, in forza di una legge di Giuseppe Bonaparte, nel febbraio del 1808 il Convento fu confiscato e dato in proprietà al Real Albergo dei Poveri di Napoli, che ne fece un ospizio. I religiosi allontanati continuarono a officiare il Santuario. ospiti di amici locali. Con la restaurazione borbonica, una parte del Convento fu restituita ai Domenicani. Ma nel 1870, con l'avvento dei Piemontesi, tutto fu ripreso dall'Albergo dei Poveri. Dal 1885 al 1906 fu sede di ospedale psichiatrico e poi di nuovo ospizio. Solo nel 1925, il Padre Raimondo Sorrentino riuscì ad ottenere un consistente numero di locali e, nel 1935, a ricomprare quasi tutto il Convento, facendone sede dello Studentato. Dopo di allora, negli anni 60-70, assieme a Padre Mariano Nazzaro, riuscì a liberarlo e restaurarlo completamente. L’ultimo rifacimento fu effettuato in occasione del Giubileo del 2000.
Fonte: "santuarioarco.org - sangiovannileonardi.com"
Fonte immagine: "diocesinola.it - laprovinciaonline.info"