Il mondo curiale non fu estraneo al destino di Palazzo Ricca. Infatti nel 1563, un gruppo di avvocati dette vita in alcuni locali della Vicaria, Castel Capuano, al Sacro Monte dei Poveri. Questo fu il secondo a sorgere, degli otto antichi Banchi di Napoli, ed aveva come scopo di fornire prestiti su pegno senza interessi ai carcerati indigenti; l'unico degli otto ad esser nato da sostentamento curiale, fino ad esser riconosciuto da una bolla di Gregorio XIII del 1577. Anche grazie a donativi, l'attività si estese al riscatto dei carcerati per debiti, cure mediche dei poveri, creazioni di infermerie nelle prigioni e altre opere di carità anche all'esterno delle prigioni. Le “pannine” erano l'unica garanzia, l'unico bene (anche se di scarsissimo valore) che i più poveri, nella Napoli di metà Cinquecento, potevano offrire. E così con la biancheria usata, in particolare lenzuola, si presentavano agli sportelli del Sacro Monte dei Poveri per chiedere un credito. Il Monte, che già dal 1600 si chiamò “Monte e Banco dei Poveri”, cresciuto d'importanza per i depositi giudiziari e la buona amministrazione, acquistò nel 1616, da Don Gaspare Ricca, il Palazzo suddetto e fu dichiarato “Banco pubblico” con Regio Assenso nel 1632; la sede venne ingrandita, nel 1787, con l’acquisto e l’incorporazione dell’adiacente Palazzo Cuomo. Le Istituzioni Pie, cioè i Monti, furono in origine anche gli altri Banchi, poiché i fondatori miravano più alla beneficenza che al guadagno, al prestito su pegno senza interesse: il “gratioso impronto”, con cui il bene poteva rimanere in pegno anche per quattro anni. Ma anche dopo l'asta, il ricavato, tolte le spese, veniva messo a disposizione dei proprietari: la filantropia, la reazione del corpo sociale alla larga diffusione dell'usura nel ex Regno, dopo il lungo travaglio delle guerre di predominio tra Francia e Spagna. Vale ricordare che il Monte di Pietà, fondato per primo nel 1539 dai gentiluomini napoletani Don Aurelio Paparo e Don Leonardo di Palma, concedeva prestiti fino a dieci ducati, conformemente ai canoni della Chiesa cattolica che vietava ai Cristiani la pratica dell'usura. Solo dopo la crisi monetaria del 1622 divennero prevalenti le operazioni su pegno fruttifero rispetto a quello gratuito: i Monti si erano trasformati ormai in Banchi di circolazione di capitale con clientela stabile. Dopo il Monte di Pietà e il Monte dei Poveri, sorsero successivamente i Banchi: di Ave Gratia Piena, nel 1587; di Santa Maria del Popolo, nel 1589; dello Spinto Santo, nel 1590; di Sant'Eligio, nel 1592; di San Giacomo e Vittoria, nel 1598; del Santissimo Salvatore, nel 1640. Riuniti nel 1794 nel “Banco Nazionale di Napoli”, per volere di Re Ferdinando, i Banchi non riuscirono ad evitare il periodo di crisi che portò alla loro soppressione. Infatti, con i Napoleonidi, i Banchi del Popolo e del Salvatore vennero soppressi, il Banco di San Giacomo divenne Banco di Corte, e gli altri quattro (il Banco di Ave Gratia Piena era fallito nel 1702) andarono a formare il Banco dei Privati, che vivacchiò stentatamente “senza denari” fino alla soppressione del 1808, quando sorse il Banco Nazionale delle Due Sicilie, società per azioni, istituto di emissione, di sconto di depositi e conti correnti. Ma anche questo istituto si trovò in difficoltà, sia per la concorrenza del Banco di Corte sia per la scarsa credibilità presso la potenziale clientela. Poi, un decreto di Murat del 20 novembre 1809 fuse i due istituti nel “Banco delle due Sicilie”, dotato di una cassa di Corte e di una dei Privati. Pertanto, le scritture che nel 1819 andarono a formare l'archivio Generale rappresentavano oltre due secoli di storia economica, giuridica e sociale, che si era svolta, nel Vice Regno prima e nel Regno poi, attraverso i Banchi. Esse, accresciute nel 1858 dalle scritture del Banco di Ave Gratia Piena e dei successivi versamenti di quelle del Banco delle Due Sicilie e del più recente Banco di Napoli (nuovo nome imposto dopo l'annessione al Regno d'Italia), sono collocate nelle circa 300 stanze dell'Archivio di Palazzo Ricca, suddivise nelle due categorie: Patrimoniali, attinenti alla vita interna dei Banchi, e Apodissarie, cioè dimostrative e riguardanti i rapporti dei Banchi con la clientela.
Fonte: "quicampania.it"
Fonte immagine: "ilmessaggero.it"