Opera di Antonio Niccolini (architetto, scenografo e paesaggista), commissionata nel 1826 dal Re Francesco I di Borbone, la Reale Scalinata fu un progetto elegante e raffinato per rendere fruibile la zona compresa tra la Reggia di Capodimonte e il resto della città. La base della collina sino a quel momento era stata usata come mero sito di estrazione del tufo, roccia magmatica molto diffusa nel napoletano, e quindi Niccolini si trovò a superare un duplice ostacolo: abbellire l’area pur mantenendo contemporaneamente la messa in sicurezza delle grotte. Così l’architetto propose la creazione di una “valle” attraversata da una maestosa gradinata, con sedili e scaglioni piantati a boschetto e in mezzo a coltivazioni di piante. Ai piedi della Scalinata il “Tondo di Capodimonte”, detto popolarmente così per via della sua pianta ovale, in cui Niccolini fece realizzare un elegante giardino fiorito con fontane a vasca. A partire da destra, in senso rotatorio, è visibile la sede delle suore Elisabettine Bigie, dove si può ammirare la ricostruzione dei luoghi della Passione di Cristo; continuando, si trova la fontana di Capodimonte; sopra la fontana si erge un torrione di contenimento del terreno sovrastante, sul quale è collocata dal 1976 una lapide in memoria del colonnello Vincenzo Barresi. Poco più avanti si apre la scala monumentale, alla cui sommità Niccolini fece realizzare anche un piccolo anfiteatro, e dei giardini intitolati (in epoca fascista) alla Principessa Jolanda Margherita di Savoia. I lavori cominciarono nel 1833, terminando nel 1836. Le modifiche essenziali, tutt’oggi visibili, riguardano il grande albero dell’aiuola centrale, al posto di un obelisco, e due enormi canopi egizi in marmo bianco sistemati sui pilastri delle scale.
Fonte: "vesuviolive.it"
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