La Piana del Dragone è un bacino imbrifero a deflusso chiuso; raccoglie la pioggia e la fa confluire in un lago a carattere stagionale, meraviglia naturalistica d’Irpinia, circondato dai Monti Costa, Chiarini, Foresta, Valle dei Lupi e Calcara d’Alessio. Si estende su un'area pianeggiante di circa 1100 ettari, a circa 685 metri s.l.m., che ne fa il più grande bacino imbrifero a deflusso chiuso dell’Italia meridionale; è anche Sito di Importanza Comunitaria. All'estremità della pianura, alle falde del Monte Costa, vi è un inghiottitoio carsico detto “Bocca del Dragone”, che assorbe circa 900 litri di acqua al secondo in condizioni normali. All'interno della Bocca, nei periodi estivi, si può camminare lateralmente al flusso d’acqua su di un marciapiede di cemento lungo settanta metri, infine si apre una fenditura nella roccia e l’acqua precipita, provocando un rumore assordante. Molti hanno cercato di esplorare i misteriosi cunicoli sotterranei ma nessuno ne ha mai potuto realmente conoscere natura e conformazione. L’unico dato certo è che a causa della ristrettezza di essi non è possibile un rapido smaltimento delle acque stagnanti. Se questi si ostruissero, il bacino si ridurrebbe facilmente ad un vasto pantano. Da qui nasce la schietta e bonaria frase degli abitanti dei paesi limitrofi: “se pozza appilà la occa re lo traone” che tradotto letteralmente significa “si possa ostruire la bocca del dragone”, provocando nel verace volturarese una inevitabile risposta che omettiamo. La denominazione della Piana parte da un’antica leggenda, tramandata in mille rivoli come tutte le belle storie, in versioni così diverse che se ne fatica a scorgere l’unità. Ma ciò che resta agli occhi basta e avanza: le voragini da dove, al tempo dei Visigoti, uscivano le teste del drago per placare i morsi della fame con carne umana e grossi animali, e soprattutto il nome del Cavaliere che lo sconfisse dopo un’epica e devastante battaglia. Gesio, così si chiamava, rivive ancora oggi nel nome di una Associazione volturarese, a imperitura memoria della sua impresa; uccidere da solo un’enorme bestia sputa fuoco con tre teste ed un solo occhio, ma ipnotico, e donare il tesoro custodito nel suo antro alla popolazione ormai libera da quel terribile flagello.
Fonte: "comune.volturarairpina.av.it - avellino-calcio.it"
Fonte immagine: "laboccadeldragone.it"