Un documento della fine del secolo scorso, riportando una tradizione orale, vuole che l’edificio risalga alla prima metà del ‘300, attribuendone la committenza alla famiglia Di Capua. Sarebbe poi passato in proprietà prima ai Pisano, poi ai De Mauro: in effetti, le emergenze architettoniche e la documentazione rintracciabile consentono solo di ipotizzare che le attuali strutture siano state realizzate alla fine del ‘600. La fabbrica consta di due parti, di superficie grossomodo uguale, congiunte a formare una pianta a “C”, aperta su una vasta corte quadrata, cui anticamente si accedeva sottopassando un grande arco aperto sulla via pubblica, oggi non più esistente. Parte della corte è lastricata, parte è lasciata a giardino, leggermente sopraelevato. L’ala più antica del Palazzo, quella presumibilmente seicentesca, è preceduta da una loggia a due arcate che dà accesso ad una serie di locali di servizio (magazzini, scuderie ed altro) e alla scala che conduce al piano nobile del braccio Nord. Dal disimpegno della loggia si accede all’appartamento principale, aperto da un portale quadrato rinascimentale in piperno, che consta di un grande salone di rappresentanza (che occupa tutto il braccio centrale della pianta) in cui si scorgono tracce di decorazioni ad affresco, a quadrature architettoniche e a soggetto allegorico. Tra l’altro vi si riconosce lo stemma dei De Mauro, che è utile strumento di datazione di lavori alla metà del Seicento. Nei tre ambienti più piccoli, affiancanti il salone, si configura un piccolo “quarto” dignitosamente decorato, probabilmente tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’Ottocento, da maestranze ben informate su quanto prodotto, contemporaneamente o poco prima, nella Reggia di Caserta (retrostanze del ‘700 e secondo piano nobile). Anch’esso risalente alla fase seicentesca è il ponte che, sorpassando il fossato che circonda il Palazzo dal lato Monte e sul fianco Ovest, porta ad un vasto giardino sopraelevato; la struttura è completata da ornie (portale e finestre) e da piccoli elementi decorativi. L’ala prospiciente la strada è invece una ricostruzione più recente, successiva alla donazione che la Marchesa Capecelatro formalizzò ad un istituto pio, alla fine dell’Ottocento. Essa fu modificata su incarico della Commissione di Carità, nel 1896, dall’Architetto Salvatore Bianco di Napoli, utilizzando il locale tufo (della cava di Largisi) per comporre la solenne e aulica facciata, vagamente neorinascimentale, scandita da aperture regolari. Gli interni, sede in passato di scuole elementari, sono costituiti da ampi saloni con volte a padiglione. Elemento di separazione tra le due ali del Palazzo è la cappella ducale, ad aula unica, coperta con volta a botte, anch’essa ristrutturata alla fine del XIX secolo. Attualmente (2017) l’edificio ottocentesco è di proprietà comunale, mentre la parte più antica è privata. L’intero complesso è vincolato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per la rilevante valenza storica e monumentale.
Fonte: "trionfo.altervista.org"
Fonte immagine: "comune.castelmorrone.ce.it"