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Palazzo Doria D'Angri

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Descrizione

La sua storia comincia nel 1755, quando Marcantonio Doria decise di acquistare nella zona delle costruzioni preesistenti. Il figlio Giovan Carlo portò avanti il progetto, affidandolo all’Architetto Luigi Vanvitelli, a cui seguì il figlio Carlo Vanvitelli accanto a Ferdinando Fuga, che nel 1773 diresse i lavori, e Mario Gioffredo, che tra il 1778 e il 1780 completò la costruzione dell’edificio. Storicamente, il Palazzo è ricordato perché nel 1860 venne ospitato Garibaldi che qui, come ricordato dall’epigrafe posta sulla facciata nell’angolo con via Toledo, annunciò l’annessione del Regno delle Due Sicilie all’Italia (era il 7 settembre, data che in seguito diede il nome alla piazza antistante). Il Palazzo è dotato di pianta trapezoidale, mentre la facciata principale si innalza sul lato più corto. Il portale d’ingresso è incorniciato tra due coppie di colonne toscane che sorreggono il balcone d’onore al primo piano, ai cui lati si trovano altre colone con capitelli ionici che sorreggono il timpano nel quale è posto lo stemma della famiglia Doria, realizzato completamente in marmo. In origine, lo stemma prevedeva anche un’aquila con le ali spiegate che, come accaduto anche per due statue poste sulla balaustra dell’attico, andò distrutta durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Per quanto riguarda le due facciata laterali, su di esse si aprono numerose finestre con balcone, sormontate, al piano nobile, da timpani curvi e triangolari, e al piano inferiore incastonate tra fasce e soglie sporgenti. Dall’ingresso si accede al vestibolo, con volta a botte, attraverso il quale si raggiunge il primo cortile, a pianta esagonale, nel quale si alternano, come nell’ambiente precedente, nicchie e pilastri. Di seguito, un altro passaggio conduce al secondo cortile, questa volta a pianta quadrata che conduce alla scala con la quale è possibile raggiungere gli interni. Ad ogni pianerottolo si aprono alcune nicchie su cui poggiano delle statue, mentre ogni porta è sormontata da decorazioni e dagli stemmi della famiglia Doria. Oggi, le uniche sale in cui rimangono delle decorazioni sono il gabinetto degli specchi e la galleria a forma ellittica, ambiente utilizzato per ospitare feste e concerti, alle cui pareti troviamo un affresco di Fedele Fischetti, che raffigura Lamba Doria di ritorno da una vittoria contro Venezia, essendo stato quest’ultimo Capitano al servizio dei quattro Dogi di Genova, anch’essi presenti nella sala. Inoltre, qui era presente anche una cappella, della quale rimangono l’altare settecentesco e affreschi raffiguranti le Virtù e lo Spirito Santo.
Fonte: "I palazzi di Napoli"
Fonte immagine: "corrieredelmezzogiorno.corriere.it"

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  • Architettura
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