Detto anche degli Acili Glabrioni, il Mausoleo si erge a 130 metri dalla porta orientale di Alife, lungo la via che conduceva a Benevento. Tra i più grandiosi monumenti della città, l’opera aveva, in età romana, ben altre sembianze, essendo costituito da un alto tamburo cilindrico di 6 metri di altezza che si innalzava su di un podio a forma di parallelepipedo, completamente rivestito di lastre di calcare finemente decorate da fregi. Se la parte esterna ha subìto l’ingiuria del tempo e dell’uomo, la parte interna si è conservata perfettamente: la camera funeraria, nelle cui pareti si aprono otto nicchie con archi in laterizio per ospitare i sarcofagi, è coperta da una bellissima cupola in opera cementizia, del diametro di 9,20 metri, perfettamente semisferica. Nelle sue proporzioni ripete in modesta scala, secondo alcuni studiosi, il rapporto interno del Pantheon. L’attribuzione alla “gens” degli Acilii, suggerita dal Trutta nel 1776, non è suffragata da alcun elemento scientifico. La datazione più probabile, desunta dall’analisi tipologica e decorativa del monumento, lo colloca alla tarda età augustea. La porta di accesso originale si apriva sul lato opposto all’attuale; in età medievale (XIII secolo), la struttura fu anche utilizzata come chiesa e dedicata al culto di San Giovanni Gerosolimitano. La nuova sistemazione comportò il taglio del tamburo cilindrico nella porzione prospiciente le mura, per la realizzazione di una nuova facciata, l’apertura della porta di ingresso attuale, di due finestre e la costruzione di una nuova copertura di tegole, culminante con un piccolo campanile a vela. La chiesa ebbe vita travagliata, fu abbandonata e restaurata diverse volte fino a quando, alla fine dell’Ottocento, fu ceduta a un privato che la utilizzò come deposito per la paglia. Nel 1925, la Soprintendenza si occupò della rimozione di tutte le superfetazioni che alteravano il Mausoleo, restituendo l’interno all’antico splendore.
Fonte: "alifeturismo.it"
Fonte immagine: "alifeturismo.it"