L’antico Convento di San Francesco, detto anche della Madonna delle Grazie, è situato nel Rione Fossi, il borgo antico di Carife, sicuramente uno dei luoghi più importanti e cari nella memoria collettiva della comunità locale. Il terremoto del 29 novembre 1732, detto anche di Sant’Andrea (grado 6,6 della Scala Richter), fece un gran numero di vittime e l’antico Convento Francescano fu completamente distrutto, così come gran parte del paese. I danni di quel tremendo sisma sono tragicamente riassunti nell’iscrizione che fu collocata, nel 1755, alla base del Monumento alla Croce, voluto dal Popolo di Carife e dal Marchese Pasquale Capobianco, che sotto le macerie del suo palazzo aveva perso gran parte della sua famiglia. La Chiesa fu costruita nel 1749, proprio accanto al Convento dei Frati Minori Conventuali, soppresso dal tristemente famoso Decreto emanato da Gioacchino Murat il 21 dicembre 1809. Successivamente (4 marzo 1837), Re Ferdinando di Borbone: “…concede per uso del culto divino alla Congregazione di Santa Maria delle Grazie, nel Comune di Carife in Principato ulteriore, la Chiesa del soppresso Ministero de’ Minori conventuali, di proprietà di esso comune, a norma delle condizioni proposte dal decurionato, e da essa Congrega accettate, e salvo sempre al Comune il padronato di detta Chiesa”. I rapporti tra Comune e Congrega, però, non furono sempre pacifici, leali e idilliaci. Dopo l’ultimo terremoto del 1980, la competente Soprintendenza intervenne sulle opere artistiche, con missioni di salvaguardia e restauro. Le statue integre, tra cui una stupenda Madonna delle Grazie in legno, furono conservate a lungo a Carife, in locali messi a disposizione dal Comune. I quadri, dipinti ad olio su tela, sono collocabili tutti nel XVIII secolo e gran parte di essi appartengono alla mano di uno stesso artista, che dimostra di essere in possesso di un’ottima tecnica pittorica e di una straordinaria e squisita sensibilità nell’uso sapiente dei colori, delle loro sfumature, del drappeggio e delle ombreggiature. I colori maggiormente usati o prevalenti sono il rosso, il blu, il giallo ocra e il colore oro; ricorre spesso, con sorprendenti effetti, la tecnica dello “sfumato”. I canoni sono quelli tipici della pittura napoletana del ‘700, influenzata soprattutto dal Solimena, dal Vaccaro, dal Giordano e dai loro allievi. I corpi dei sacerdoti erano sepolti sotto l’altare maggiore ed una lapide, ora in sacrestìa, riporta: “HIC CONDITA SUNT SACERDOTUM CORPORA” (Qui sono sepolti i corpi dei Sacerdoti). Vestiti dei paramenti, erano collocati seduti su delle sedie e gli scheletri erano ancora ben visibili quando cominciarono le opere di ricostruzione della Chiesa, intorno al 2000. Addossato alla parete di fondo della Chiesa, dietro l’altare maggiore, sopra una pensilina lignea, sostenuta da colonne ugualmente lignee, era sistemato il grande Organo a canne di stagno, con tastiera e mantice a mano, ora collocato nella Collegiata di San Giovanni Battista. Sul parapetto dell’Organo sono rappresentate scene della vita di San Francesco di Assisi, Patrono d’Italia. Sono stati trasferiti nella Chiesa Collegiata anche il bel pulpito ligneo ed il confessionale sempre in legno, i dipinti, la statua della Madonna delle Grazie ed il parapetto dell’Organo. Il Convento è stato finalmente riaperto al culto il 17 agosto 2003 ed i quadri che ospitava sono tornati al loro posto.
Fonte: "carife.eu"
Fonte immagine: "carife.eu"