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Complesso di Santa Chiara

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Descrizione

Il 4 agosto 1943, Napoli subì il più violento bombardamento aereo dall’inizio della Guerra. La ferita più devastante fu la distruzione del Complesso monumentale di Santa Chiara; in pochi attimi scomparve l’esempio più importante e significativo dell’architettura gotica in città. Di questo splendido capolavoro restavano le mura perimetrali, la facciata con il grande rosone e il portale. Parte di una canzone scritta in memoria della distruzione recita: “Munastero ‘e Santa Chiara / tengo ‘o core scuro scuro… / Ma pecché, pecché ogne sera, / penzo a Napule comm’era, / penzo a Napule comm’è…” . Santa Chiara era nata per volontà di Roberto d’Angiò e Sancha d’Aragona, la sua seconda moglie. I due sovrani dotarono Napoli di numerose chiese e conventi e desideravano una cappella di corte degna del loro rango, da dedicare al Santissimo Sacramento, con accanto un Convento francescano per accogliere i Frati che si occupavano delle funzioni liturgiche, un Chiostro monumentale e un Monastero per l’Ordine di clausura delle Clarisse, dalle quali il Complesso prese il nome di Santa Chiara. L’edificazione della Chiesa ebbe inizio nel 1310 su un impianto termale romano del I secolo d.C. e 18 anni dopo fu ultimato l’intera struttura, ad eccezione della torre campanaria. La Chiesa fu costruita da Gagliardo Primario che, nel rispetto del clima mistico in cui si era sviluppata l’arte gotica in Europa, completò l’opera all’insegna della pura semplicità dei principi francescani: una sola navata lunga 130 metri (compreso il coro delle Monache), alta 45 (la Chiesa a navata unica tra le più alte d’Europa) e larga circa 40, sulla quale si dischiudono dieci cappelle per lato. Si narra che Re Roberto, chiedendo al figlio Carlo un parere su come fosse l’aspetto della costruzione finita, ebbe la seguente risposta: “Mi sembra una grande stalla con delle mangiatoie ai lati”. Tra il 1742 e il 1796 venne ampiamente ristrutturata in forme barocche da Domenico Antonio Vaccaro e Gaetano Buonocore. Gli interni furono abbelliti con opere di Francesco de Mura, Sebastiano Conca e Giuseppe Bonito, mentre Ferdinando Fuga eseguì il pavimento decorato. Nell’ottobre 1944, Padre Gaudenzio Dell’Aja fu nominato “rappresentante dell’Ordine dei Frati Minori per i lavori di ricostruzione della Basilica”; in seguito, la Chiesa fu riportata all’aspetto originario trecentesco, omettendo in questo modo il ripristino delle aggiunte settecentesche. I lavori terminarono definitivamente nel 1953 e la Basilica fu riaperta al pubblico. Dell’antico Chiostro trecentesco, vera oasi di pace nel Centro Storico di Napoli, è rimasto invariato il colonnato con 66 archi, mentre l’aspetto attuale del giardino è opera del Vaccaro che, su commissione della Badessa Ippolita Carmignano, ristrutturò il Chiostro sistemando la parte centrale del cortile in quattro grandi aiuole, suddivise a loro volta da vialetti interni, e innalzò 64 pilastrini impreziositi da maioliche dipinte a mano. La celebre decorazione è opera degli artigiani Donato e Giuseppe Massa: maioliche policrome dipinte con un gioco di prospettive e colori, che si armonizzano perfettamente con le sfumature della natura circostante. Al termine di due dei bracci del Chiostro, è posto l'ingresso al Museo dell'Opera, che conta 4 sale espositive: la Sala Archeologica, che accoglie i reperti rinvenuti nel corso degli scavi; la Sala della Storia, che illustra l’evoluzione e i cambiamenti artistici di tutto il Complesso monumentale; la Sala dei Marmi; la Sala dei Reliquiari, che espone pregiate urne sacre. Il Museo accoglie opere di elevato valore artistico, come il trecentesco Fregio di Santa Caterina dei fratelli Bertini e l’Ecce Homo di Giovanni da Nola. Alla sinistra della Chiesa, si eleva la torre campanaria trecentesca, in seguito restaurata in stile barocco. Il campanile è a pianta quadrata e si articola su tre ordini separati da cornicioni marmorei. Mentre l’ordine inferiore ha un paramento in blocchi di pietra, i due superiori sono in mattoncini con lesene marmoree, tuscaniche in quello inferiore e ioniche in quello superiore.
Fonte: "napolicentrostorico.it - 10cose.it"
Fonte immagine: "zonzofox.com – flickr.com"

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