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Complesso di San Francesco

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Descrizione

La Chiesa, nata con il nome di Santa Maria della Sanità, fu realizzata nel 1582 dalla nobile famiglia Liparulo e poi annessa al Convento, oggi (2017) occupato dai Padri Minimi. Sull'ampia piazza semicircolare, alla base di una rampa che porta alla Chiesa, vi è la statua di San Francesco di Paola. Il sacro edificio ha una porta intagliata di tufo nero, con frontone rotondo spezzato e dipinto in cornice tufacea. La torre Liparulo, realizzata dalla famiglia omonima ed incorporata al Convento, è attigua ad esso dalla parte destra; resistette alla invasione dei Saraceni nel 1558 per divenire successivamente torre campanaria. La nobile famiglia Liparulo fondò, nel 1582, la Chiesetta della Madonna della Salute sull'area della preesistente Cappella dei Santi Processo e Martiniano, Cappella incorporata alla nuova Chiesa, rifatta nel 1783 da Fra’ Matteo Scotti sotto la denominazione di San Francesco di Paola. Il massese Padre Valentino Vespoli, primo Generale Italiano dell'Ordine dei Frati Mimimi, su sollecitazione dei nobili Liparulo e per volere dei cittadini, permise ai Padri Minimi di fondare il Convento sul suolo di Mattia Fontana e di Domenico Amitrano. Precedentemente, l'offerta era stata fatta ai Francescani Minori di San Francesco di Assisi, che la rifiutarono. La Chiesa è ad una sola navata con abside a tre archi. L'altare del ‘700, in marmi policromi, è chiuso da una balaustrata marmorea assai elegante. Al centro della tribuna è il quadro della “Madonna della Sanità”, rinchiuso in una nicchia; in calce è scolpito lo stemma dei Liparulo e l'epigrafe della fondazione della Chiesa. Nelle pareti del catino, due grandi quadri di rimpetto l'uno all'altro: “L'Assunzione” e la “Cacciata dei profanatori dal tempio”. Altri due quadri, di “Santa Lucia” e “Santa Caterina”, stanno ai lati della nicchia. La cappella di San Francesco ha un bell’altare seicentesco, in marmi policromi, con la tela di “San Francesco”; inoltre, custodisce l'urna contenente le reliquie dei Martiri di Otranto, città che sotto il regno di Ferrante I fu improvvisamente assalita e devastata dai Turchi ed alla cui liberazione Massa dette un importante contributo, inviando alcuni uomini sulle armate di Caudel il 10 settembre 1481. Sull'urna è scritto: “Martyres Hydruntini MDLXXXIII”. Di fronte alla cappella del Santo di Paola vi è un altro altare, dedicato a Sant’Onofrio e San Francesco, con quadro del 1600. Nelle pareti destra e sinistra vi sono tre altari per lato. Nella Chiesa e nella sagrestìa è interessante il pavimento maiolicato del XVIII secolo, ma non mancano altre opere d'arte. Tra queste, notevole è una statua lignea della “Vergine”, del XV secolo. Al piano superiore del Convento vi sono le stanze dei Frati, che si allineano lungo un ampio corridoio, che segue la linea quadrata del chiostro. Nel settembre 1837, i Padri Minimi furono espulsi. Il Convento, adibito a lazzaretto durante il colera di quell'anno, divenne carcere mandamentale e pretura, aboliti ambedue nel 1891. Fu anche sede della Congrega di Carità ed ospizio dei poveri. I Minimi fecero ritorno alla struttura nel 1929. Monsignor Gallo, Vescovo di Massa, su istanza dei cittadini proclamò San Francesco di Paolo Compatrono di Massa Lubrense. La Civica Amministrazione ogni anno, nel giorno della festa tanto cara ai massesi, offre solennemente un cero in omaggio al Santo: non solo luminarie, ma il particolare aspetto folkloristico della pesca, dei maialetto, i fuochi d'artificio, i concerti bandistici e la tradizionale lunga processione, ora ridotta nell'ambito della contrada. Da qui si raggiungono, attraverso vie interne molto caratteristiche e panoramiche, altri piccoli centri: L'Arorilla, Montecorbo e la frazione di Priora.
Fonte: "massalubrense.it"
Fonte immagine: "massalubrenseturismo.it - it.pinterest.com"

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