Il Complesso di Santa Maria delle Dame Monache fu fondata nel 952 dell'Abate Aligerno, che vi trasferì l'antico Monastero femminile di Santa Maria in Cingla, ubicato originariamente molto fuori le attuali mura, in direzione di Sant’Angelo in Formis, dove era stato insediato traslando il titolo da un omonimo complesso che sorgeva ai piedi di Ailano, nel Matese. La Chiesa fu da subito eletta a luogo privilegiato di sepoltura delle più illustri famiglie capuane, tra cui i D'Aquino, cui apparteneva San Tommaso. Notevoli sono le tracce di interventi rinascimentali in stile meridionale, di grande interesse per il recupero di materiali antichi di spoglio, forse già presenti in loco fin dall’età medievale. Ne sono testimonianza il grande arco centrale nel secondo cortile e quello laterale, alcune finestre del primo piano e le colonne antiche dell’arco di comunicazione tra il secondo ed il terzo. In quest’ultimo, si trova un’ampia vasca che fungeva da abbeveratoio per i cavalli, testimonianza delle funzioni militari assunte nell’Ottocento. Di un intervento tardorinascimentale sul Complesso restano alcune colonne di un portico nel primo cortile del Convento, appena oltre il bel portale, anch’esso seicentesco. Le attuali forme strutturali e decorative della Chiesa, assieme al portale, sono da assegnarsi ad un rinnovamento compiuto nel linguaggio di transizione tra Manierismo e Barocco, effettuato dal tardo Cinquecento al 1631. A cinque navate, fu definita dal Granata “una tra le chiese più belle del Regno”, per le sue dimensioni, per la festosità degli stucchi e per l’armonia dei volumi. La facciata presenta un ingresso curvilineo a tre fornici e la pianta è caratterizzata da due grandi absidi laterali ed una terza abside che conclude il profondo coro. Da ammirare, inoltre, la teatralità degli angeli poggiati sui timpani curvilinei che si alternano alla ricchezza di capitelli corinzi. Un ulteriore restauro, intervenuto soprattutto sui decori, fu realizzato tra il 1711 e 1726: a dimostrarlo, le finestre timpanate del primo cortile. L'abbandono del Convento determinò la chiusura della Chiesa (soppressioni napoleoniche). Riaperta al culto nel 1826, dal 1860 fu definitivamente abbandonata per problemi statici, quindi spogliata degli arredi, spostati nel XIX secolo presso altre chiese o, come nel caso delle sculture funebri, al Museo Campano. Il Convento divenne stabilmente una caserma, fino ad essere recuperata come sede della Seconda Università degli Studi di Napoli, Facoltà di Economia.
Fonte: "trionfo.altervista.org"
Fonte immagine: "flickr.com"