Sorto per iniziativa delle Monache di San Giuseppe a Pontecorvo, che acquistarono per 12000 ducati una proprietà del Regio Consigliere Carlo Gaeta, il Carmelo di Arco Mirelli fu dedicato ai Santi Giovanni e Teresa. Molto contribuì alla sua costruzione Maria Amalia di Sassonia, consorte di Carlo III. La prima Priora fu Madre Giovanna Teresa dello Spirito Santo che, nel marzo del 1747, uscì dal Monastero di San Giuseppe per dare inizio alla vita regolare; donna d'ingegno e di cuore generoso, fu veramente la pietra angolare della nascente Comunità. Provenienti con lei dallo stesso Monastero e come lei religiose di grande virtù furono le altre due fondatrici: Suor Maria Luisa di San Giuseppe, napoletana, figlia del Marchese Ludovico Paternò, e Suor Maria Elena di Santa Teresa, nata a Napoli dalla famiglia Vernazza dei Principi Palmericci. Nel Monastero di Arco Mirelli si custodiscono con grande venerazione due brani di lettere autografe della Madre Teresa ed una del Padre Giovanni della Croce. Nel grande Crocifisso delle Reliquie, si conservano pure un piccolo crocifisso ed un bastone, portati dalle ultime Religiose di San Giuseppe a Pontecorvo quando, nel 1619, lasciarono la loro casa. Pio IX, il 15 settembre 1849, quando per i moti rivoluzionari di Roma fu costretto a rifugiarsi a Napoli, volle onorare la Comunità di una sua visita e si dichiarò lieto di avervi trovato molta umiltà, povertà ed osservanza. In tale occasione, accordò alle Religiose un'indulgenza plenaria da guadagnarsi la prima volta che si fossero confessate, e un'altra indulgenza plenaria da guadagnarsi una volta al mese, facendo una visita alla statua della Madonna posta nel Coro Superiore del Monastero. La Chiesa, sorta in sostituzione di una cappella di cui si servirono provvisoriamente le prime Monache, e dedicata ai Santi Giuseppe e Teresa, fu dichiarata di Regio Padronato delle Reali famiglie Borbone e Sassone ed aperta al culto nel 1757; pare sia opera dell'Architetto Carasale. Il tempio, di tipo centrale ma non puro per l'inorganico sviluppo absidale, sia per la luminosa cupola sorretta da otto grandi pilastri, sia per la sobrietà degli stucchi e la semplicità delle linee, risulta bello e dignitoso. Il quadro dell'altare maggiore, raffigurante la Vergine del Carmelo, andò distrutto dal bombardamento nella Seconda Guerra Mondiale ed è stato sostituito con altra pregevole tela. Quello dell'altare a sinistra di chi entra rappresenta la scena del “Calvario” e l'altro, a destra, la “Sacra Famiglia” con San Giovanni, San Gioacchino e Sant’Anna: ambedue sono opera di Giuseppe Bonito (XVIII secolo), uno dei migliori pittori dell'epoca. Altro notevole lavoro è il gruppo marmoreo di Manuele Pacheco.
Fonte: "carmelitaniscalzinapoli.it"
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