La presenza dei Padri Mercedari spagnoli a Napoli coincise con il consolidamento della monarchia spagnola nell'Italia meridionale. Nel 1570 i religiosi, a causa della distruzione della loro precedente dimora, si trasferirono nella cappella di Sant’Orsola a Chiaia, ceduta loro da Alfonso Carafa, Principe di Stigliano. Tra il 1574 ed il 1640, grazie alle donazioni delle famiglie nobili della città ed ai consistenti contributi economici della casa regnante spagnola, i Padri Mercedari inglobarono questa struttura nella nuova Chiesa di Santa Maria della Mercede, a navata unica con tre cappelle per lato, affiancata da un grande Convento. Il 10 ottobre 1809 però, il complesso fu confiscato a seguito dell'occupazione napoleonica: il grande ed importante Convento venne utilizzato dai militari come residenza ed ufficio, mentre la Chiesa fu provvisoriamente assegnata alla Congregazione Santa Maria della Mercede. Soltanto il 28 ottobre 1829, la Curia riconsegnò l’intera struttura ai religiosi. Tra il 1850 ed il 1853, la Chiesa venne restaurata ed arricchita da importanti opere: sugli archi delle cappelle laterali, il Gravante realizzò gli affreschi, firmati e datati 1851, raffiguranti eventi della vita della Madonna, e sull'arco prospiciente la cappella di San Raimondo, l'opera di redenzione degli schiavi compiuta dai Padri Mercedari. Inoltre, sulla volta della navata centrale, egli dipinse l'apparizione della Madonna della Mercede a San Pietro Nolasco. Sull'altare maggiore è collocata la statua di Santa Maria della Mercede con il Bambino Gesù, mentre nel cappellone destro si trova una grande tela raffigurante il “Martirio di Sant’Orsola”, di un ignoto manierista degli inizi del XVII secolo. Nella zona di ingresso, su di un ampio arco ribassato, è sita la cantoria dove nel 1853 venne posto un organo meccanico costruito da un noto organaro dell'epoca, Raffaele De Feo. I riquadri nella volta e gli affreschi sulla controfacciata, invece, furono realizzati da Gennaro Villani. La seconda e decisiva confisca avvenne il 30 giugno 1865, quando con l'Unità d'Italia, il nuovo Stato requisì tutti i monasteri ed, alla presenza dei gendarmi, i Padri Mercedari furono costretti ad abbandonare l'intero complesso. La Chiesa venne affidata ad un sacerdote diocesano, mentre diversa sorte toccò al Convento che, acquistato da Flavio Piccolini, venne trasformato nel Teatro Sannazzaro, inaugurato nel 1874 e tuttora esistente. Nel 1925, dopo il succedersi di numerose controversie fra l'Ordine mercedario e l'Arciconfraternita, la Curia affidò definitivamente la Chiesa al clero diocesano, erigendola a Parrocchia col titolo di Santa Maria della Mercede.
Fonte: "chiesadinapoli.it"
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