In stile orientaleggiante, con ibridi motivi barocchi nel portale e nelle finestre, la Chiesa di Santa Maria del Popolo fu progettata dall’Ingegner Armando Ventrella, a pianta quasi quadrata e sormontata da un’alta cupola, sulle rovine del vecchio complesso. Un ospedale con annessa Chiesa, infatti, esisteva a Torre del Greco, sulla Strada Regia verso Napoli, già nel 1570, come si rileva da una bolla emessa da Papa Pio V l’11 gennaio di quell’anno, con cui si offriva l’indulgenza a coloro che visitavano detto tempio recitando un “Pater e un’Ave”, avanti a ciascuno dei suoi cinque altari e a quelli che, confessati e contriti, visitavano ancora la Chiesa nel giorno della natività della Vergine. Francesco Balzano racconta, invece, che tale ospedale, con edificio sacro, fu edificato nel 1586, come dipendenza di quello degli Incurabili di Napoli, dal gentiluomo napoletano Don Ferrante Bucca d’Aragona. La Chiesa, baroccheggiante, era ad una sola navata, con volta a botte e tutta decorata di stucchi; sull’altare maggiore di marmi intarsiati troneggiava il quadro del pittore napoletano Felice d’Acunto, vivente nel 1562, raffigurante la “Madonna col Bambino” attorniata da fedeli supplicanti in ginocchio. L’ospedale era di costruzione massiccia, aveva l’accesso da un largo portone, un’area scoperta con pozzo, luminose corsie. Dallo stesso Don Ferrante fu costruita, accanto, una cappella di Santa Maria della Misericordia, che ospitò la Congregazione dei Bianchi aggregata, nel 1612 da Papa Paolo V, a quella di San Giovanni Decollato, dei Fiorentini in Roma, i cui Confratelli, nobili e prelati, vestiti con camice bianco e cappuccio sul volto, si incaricavano pietosamente di accompagnare e confortare i condannati a morte. Tale associazione aveva un “monte”, cioè un fondo in denaro, col quale sosteneva le spese ordinarie e straordinarie per le messe in suffragio dei soci defunti, i sussidi ai carcerati bisognosi, il riscatto dei marinai torresi catturati dai corsari barbareschi. In detta cappella si riunivano gli Eletti delle Università di Torre, Resina e Portici per discutere i loro affari comuni. L’ospedale, la Chiesa e la cappella furono distrutti in un sol colpo nella fatale mattina del 13 settembre 1943, sotto un rapido e violento bombardamento aereo anglo-americano. Il nuovo tempio veniva ricostruito, a spese del Genio Civile, sull’area dei due precedenti edifici sacri e risultava perciò ingrandito, mentre sull’area dell’ospedale sorgeva la villa privata dei Liverino; era riaperto al culto il 23 dicembre 1950. La costruzione, tutta di un bianco solare, è di uno strano stile orientaleggiante con ibridi motivi barocchi nel portale e nelle finestre, ed è affiancata da un lungo campanile terminante con una cupoletta a maioliche colorate. L’interno, ampio e luminoso, è scandito da due doppie file di grosse colonne che si incontrano sotto la cupola, formando una croce greca, cioè a bracci tutti uguali. L’altare maggiore, ricomposto con marmi originari policromi portanti lo stemma con le iniziali “SMDP” (Santa Maria del Popolo), mostra in alto il quadro della “Madonna” salvatosi dalla distruzione. Sulla parete di destra sono due grandi affreschi, raffiguranti “San Francesco d’Assisi” (1957) e “Il Battesimo di Gesù” (1958), del pittore Antonio Candurro; su quella di sinistra un altro, con “San Giuseppe”, dello stesso autore (1957) e una grande lapide marmorea che ricorda centottantasei cittadini torresi, morti nei vari bombardamenti aerei del 1943, nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Fonte: "prolocotorregreco.it"
Fonte immagine: "mapio.net"