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Chiesa dell'Annunziata

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Descrizione

È la principale Chiesa di Capua per impatto urbanistico (la sua slanciata cupola si nota su tutti gli altri edifici già a grande distanza dalla città) e la meglio conservata nelle sue fastose decorazioni, essendo stati riparati completamente i devastanti danni del bombardamento alleato del 9 settembre 1943. Fu eretta sotto il Regno di Carlo II (1285-1309), in quello stile gotico semplificato che si era diffuso a Napoli (navate lunghe e strette, con cappelle laterali, absidi poligonali e copertura a capriate) grazie agli ordini Mendicanti. Il Governo Cittadino, che la descrisse “pericolante” nel 1521 a causa di gravi dissesti statici, ne avviò un profondo restauro, motivato anche dalle mutate esigenze estetiche rinascimentali, lasciando però sostanzialmente inalterate la pianta e le dimensioni. Decisamente napoletano è lo stile, che richiama, nella planimetria e nelle decorazioni in piperno, le chiese costruite nella capitale prima del Concilio Tridentino. La somiglianza delle soluzioni linguistiche adottate lasciano ipotizzare un intervento di Giovanni Donadio Mormando o di suo genero Giovan Francesco Di Palma. In particolare, l’alto zoccolo in piperno, la tecnica “opus reticolatum” dell'alto zoccolo, le paraste scanalate solo per parte dell'altezza, le ornie delle finestre e lo splendido cornicione aggettante (di impronta così classica) sono tutti elementi che trovano riscontri in analoghe e coeve opere napoletane, sacre e profane, dei due maestri citati. La cupola, di cui il solo tamburo è ancora quello originario, fu costruita invece dal capuano Attendolo, su disegno tradizionalmente attribuito a Domenico Fontana. All’epoca barocca si deve il restauro della facciata, con le statue in stucco di San Rocco e Santa Lucia, segno di un mutato gusto. L’interno oggi si presenta ricoperto di stucchi settecenteschi, tranne per le parti rinascimentali dell'arco trionfale in piperno, lasciate a vista dal restauro post-bellico per testimoniare la stratificazione storica dell’edificio. La pianta è ad unica navata, lunga e preceduta da un atrio interno su cui posa la cantoria; ai fianchi si trovano cinque cappelle per lato, al di sopra delle quali gira il corridoio destinato agli ospiti del vicino ospedale. Le fanciulle da marito, gli orfani e i degenti ivi ospitati, raggiungevano la Chiesa grazie al cavalcavia ancora esistente su corso Appio. Il transetto apre una ampia zona presbiteriale, coperta dalla cupola. L’altare maggiore è in marmi policromi; bello il paliotto con “L’Annunciazione”. Nel coro sono splendidi gli stalli rinascimentali, qui trasportati dalla Chiesa di San Benedetto nel 1767, realizzati nel 1519 da maestranze napoletane; i disegni delle tarsie sono attribuiti a Francesco Cicino da Caiazzo. Ai due lati, le splendide cantorie seicentesche con l’organo su due cori. Sul fondo, una grande tela con “L’Annunciazione”, attribuita a Francesco De Mura. Di ignoto autore napoletano, vicino al De Mura, è una “Ultima Cena” nel transetto sinistro e una “Visitazione” nel transetto destro. L’opera più notevole della Chiesa è il cassettonato ligneo dorato che ricopre tutta la navata, pagato col lascito di Lucio Paganino di Capua, poeta latino, morto nel 1591. I dipinti furono commissionati ai più importanti artisti del manierismo napoletano, legati allo stile pre-caravaggesco. Le undici tele rappresentano: “Presentazione di Maria” (autore ignoto); “Visitazione”, “Gesù tra i Dottori”, “Circoncisione”, “Pentecoste”, “Adorazione dei Magi” e “Natività”, di Filippo Vitale, XVII secolo; “Sogno di Giuseppe” e “Fuga in Egitto”, di Gian Vincenzo Forlì, XVII secolo; “Incoronazione di Maria”, di Fabrizio Santafede; “Annunciazione”, di F. Vitale. Sugli altari delle cappelle (di fattura napoletana del Settecento) sono: “Santa Lucia” (1755) e “Santissimi Cosma e Damiano”, di Sebastiano Conca; “Sacra Famiglia”, di Alessio Elia (circa 1700); “San Sebastiano”, “Sant’Antonio Abate” (1756) e “Immacolata”, di Paolo De Maio; “Madonna di Monserrato”, di Fedele Fischetti; “Madonna di Costantinopoli”, di Antonio Sarnelli (XVIII secolo); “San Michele”, di Domenico Mondo (XVIII secolo). La Chiesa conserva anche due Crocifissi lignei (secoli XIV e XV) e un “Battesimo di Cristo”, di P. De Maio.
Fonte: "trionfo.altervista.org"
Fonte immagine: "autunnomusicale.com – flickr.com"

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