“Avea il Castello stancie sì belle, che alloggiare ben ce poria omne re pomposo. Stance ben acconze e adubate che a starce dentro era deitate!”. Così il poeta Rogeri de Pacienza descriveva le meraviglie del Castello Baronale di Acerra nel XV secolo, allorquando la Principessa Isabella Del Balzo, moglie di Federico I, vi soggiornò durante il viaggio nuziale che da Canosa di Puglia la conduceva a Napoli. Il complesso, costruito su un precedente insediamento bizantino distrutto dai Longobardi nel 570 d.C., fu a sua volta distrutto nell'834 d.C. da Bono, Duca e Console di Napoli, per diventare poi feudo degli Aquino fino al XIII secolo. Vi dimorò Manfredi di Sicilia, come attestato da un documento del 1255. Dopo la conquista portata dal Conte Roberto Sanseverino, entrò in possesso di Gurello Orilia, che lo abbellì per ospitare degnamente il consorte della Regina Giovanna II, Giacomo De La Marche. Nel 1421, il Castello fu assediato dagli Aragonesi, ma non venne espugnato per la tenace resistenza del popolo acerrano. All'assedio presero parte i più valorosi capitani di ventura del tempo, tra i quali: Niccolò Piccinino, Braccio da Montone, Giacomo Attendolo. Fu poi implicato nella Congiura dei baroni ed assediato dal sovrano aragonese Ferrante I, che si impossessò del forte e del feudo. Nel 1806, con la legge numero 130 del 2 agosto, viene abolita la feudalità e il Castello diviene proprietà privata dei De Cardenas, finendo così per essere abitazione e non più caserma e fortezza. Nel 1920, l’edificio viene acquistato dal Comune e diviene sede amministrativa, restando tale fino ai primi anni novanta; oggi (2017), è sede di numerosi musei. Circondato parzialmente dall'antico fossato, al Castello si accede da un ponte fisso a due piloni, che sostituì quello mobile nel 1795. Dopo il ponte è la porta d'ingresso, l'unico varco nella poderosa murazione che circonda l'edificio, accentuata dall'uso di lesene bugnate. L'ingresso, coperto a botte, che nella volta presenta ancora tracce di affresco, permette l'accesso ad un primo spazio aperto. Sul lato destro vi è una scaletta che porta al camminamento sulle mura (una volta cammino di ronda); sulla sinistra, in fondo, vi è una grande sala con due pilastri centrali, coperta da sei volte a vela. Nell'ala Nord, al piano terra e al primo, permangono le volte in muratura, mentre al secondo le originarie volte ad incannucciata sono state distrutte da un incendio, durante la Seconda Guerra Mondiale, quindi sostituite da solai piani. A destra dell'androne domina un'imponente torre semicircolare, che si configura come il mastio del complesso: in alto si notano feritoie, dalle quali si calavano le sentinelle atte alla guardia in caso di attacco. Dall'androne si accede anche alla scala che porta ai piani superiori; varcata la porta di questa si nota, nell'angolo a sinistra, una grottesca maschera spengifiaccola. Al primo piano, in fondo al corridoio, un'apertura preceduta da gradini porta al terrazzo; nello spessore della muratura è ancora visibile un tratto di un passaggio segreto che correva all'interno della cortina muraria. Al secondo piano, su una delle porte d'ingresso alle sale, sono state poste in luce, durante gli ultimi restauri, decorazioni in tufo grigio risalenti al periodo romanico. Nel salone (Sala Consiliare) è esposto uno stemma prima affisso sul portale d'ingresso. In una sala attigua è conservata una lapide, testimonianza dei dazi pagati alla città di Acerra, rinvenuta nei pressi del ponte del Gaudello. Dall'androne si accede anche al cortile interno, delimitato a Nord da un muro a forma semicircolare; tale particolare forma potrebbe essere giustificata dal fatto che il Castello di Acerra è stato costruito sui resti di un antico teatro romano, di cui è visibile parte della scena nei sotterranei dell'ala Est (vecchie scuderie). Ad Oriente del cortile, si conservano ancora l'antico forno e una cucina in muratura.
Fonte: "comune.acerra.na.it"
Fonte immagine: "welikenapoli.it - mapio.net"