Custodita all’interno della Basilica di Santa Croce, in fondo alla navata destra si trova la Cappella di Santa Matrona: un piccolo sacello quadrato, un cubicolo sepolcrale che la tradizione indica come contenente le spoglie della Santa. Quattro colonne sormontate da capitelli antichi fanno ciascuno da angolo e sostegno ad altrettanti archi definiti con un motivo spaziale a forma di croce. Una interessante decorazione musiva influenzata dalla cultura bizantina, un “unicum in Campania” risalente ai primi tempi del Cristianesimo, copre la volta e tre delle quattro lunette determinate dalla curva degli archi. Nella volta a crociera s'incontrano le costolonature delle quattro vele comprese. L'ideatore di questa preziosa struttura architettonica pose, lungo le linee ascensionali delle vele, quattro palme a sottolineare il ritmo verticale dell'insieme. I quattro spicchi della volta s'incontrano in alto in prossimità di un medaglione circolare. Sempre nella volta, sono stati ricavati quattro settori trapezoidali: nell'interno di ciascuno si dispiegano simmetricamente tralci di vite, con pampini e grappoli, che partono da un vaso ansato mediano. Ai lati del vaso, entro i girali, due uccelli dal piumaggio vivace beccano gli acini d'uva. Ogni settore della volta fa da specchio a quello contrapposto, esaltando una corrispondenza geometrica di alto valore artistico. Al sommo della volta, racchiuso nel clipeo (o nella corona), doveva esserci un altro elemento decorativo; forse conteneva il busto di San Prisco o, cosa più attendibile, la Croce monogrammatica o un agnello mistico come in altrettante opere musive dell'epoca. Le quattro palme vogliono rendere l'idea di una pace possibile solo nella patria celeste; i tralci richiamano con insistenza le parole evangeliche di Cristo: “Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.” (Giovanni, capitolo 15). Le lunette ricavate sul fondo degli archi, addossate alle pareti del sacello conservano anch'esse, esclusa una, l'ornamento musivo. In quella frontale all'ingresso campeggia, entro il clipeo, il busto nimbato di Cristo fra le lettere apocalittiche alfa ed omega. Al centro della lunetta di sinistra, sul fondo scuro interrotto da nuvolette variopinte, c'è il trono divino con sopra il rotolo dei sette sigilli su un cuscino a strisce rosse, gialle e blu. Sulla spalliera del trono sta, ad ali spiegate, la colomba dello Spirito Santo. Santa Matrona è la Patrona di San Prisco e viene celebrata in una storica festa che cade esattamente un mese dopo Natale, quando la giornata si allunga di un’ora (“A Santa Matrona, ‘a jurnata s’allonga ‘e n’ora”). I fedeli giungono a piedi anche da comuni distanti, in pellegrinaggio, per implorare la protezione della Santa. Una fila interminabile dalle prime luci dell’alba per entrare all’interno del sacello, per fare una preghiera e strofinare un fazzoletto sulla sua statua, per poi passarlo sul proprio addome, così come vuole la tradizione, al fine di ottenere il sollievo da eventuali fastidi, dolori addominali e doglie del parto. La festa religiosa trova le sue origini in una più antica e rurale, durante la quale si producevano e vendevano oggetti artigianali di uso comune: mestoli (le “cucchiarelle”), sgabelli, setacci, panieri (le “canestrelle“), tutto fatto a mano e ancora oggi reperibili negli stand sistemati davanti la Basilica. È il periodo destinato alla macellazione del maiale, alla trasformazione delle sue carni in insaccati e così nel piazzale è possibile acquistare tanti prodotti tipici, tra i quali: la “mela di Santa Matrona” - frutto simbolo di rinascita, fertilità, abbondanza, attributo della Dea Demetra, dalla quale con molta probabilità Santa Matrona trae origine -; “‘O zuccariello”, una colorata pasta di zucchero intrecciata e richiusa a forma di “O”.
Fonte: "csa.caserta.bdp.it - vesuviolive.it"
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