La Basilica di San Gennaro Fuori le Mura deve il suo nome al luogo di costruzione, scelto al di fuori delle mura della città per tenerla lontana dal mondo pagano. Fondata nel V secolo d.C., in seguito al trasferimento del corpo del Santo martire nell’adiacente complesso cimiteriale cristiano extramurale preesistente, è la più antica Chiesa dedicata al Patrono di Napoli. Venne rifatta e rimaneggiata tra i secoli IX e XV e in età barocca, per poi arricchirsi di forme durazzesco-catalane nel corso del XV secolo, a parte l’atrio rinascimentale, che conserva affreschi cinquecenteschi di recente attribuiti ad Agostino Tesauro. Dopo il restauro del 1939, la Basilica si presenta oggi in tutta la sua originaria austerità. Restano l’impianto interno a tre navate, i pilastri tardo-gotici, il tetto a capriate e l’abside semicircolare, incorniciato da due antiche colonne corinzie. Nel 2008 è stata riaperta e restituita a fedeli e visitatori; al suo interno hanno trovato posto anche testimonianze del presente, come le opere di artisti contemporanei, tra le quali l’imponente “Golgota” di Annamaria Bova, e l'installazione in equilibrio “In Down for Salvation” di Emmanuele De Ruvo (un confessionale sospeso tra forze contrapposte). Con la riapertura della Basilica, è stato possibile ricollegare le Catacombe con il quartiere, legame interrotto negli anni '60 con l'apertura dell'ingresso da Capodimonte, ed è rinato il cosiddetto “miglio sacro”, l’antico itinerario dedicato a San Gennaro, che la collega alla Cattedrale attraversando il Rione Sanità.
Fonte: "paleocontemporanea.it"
Fonte immagine: "catacombedinapoli.it"