”Queste acque si sono ottenute col sacrificio sul cibo: la sete, da buona maestra, ha insegnato a sopportare la fame” (Monsignor Girolamo Rocca). Nella seconda metà del ‘500, a seguito della scomparsa della fonte autonoma di acqua potabile nei pressi della spiaggia di Cartaromana, era sorta l’esigenza di dotare l’antico borgo di Celsa di un sistema di approvvigionamento idrico che scongiurasse il rischio concreto della sete, ben più grave di quello, pure molto sentito, della fame. L’allora Vicerè di Napoli, Cardinale Antoine Perrenot de Granvelle, concesse immediatamente al popolo una serie di immunità e di esenzioni fiscali per la realizzazione di un Acquedotto, che incanalasse le acque della sorgente di Buceto (in località Fiaiano, Barano d’Ischia), sino a Ischia Ponte - all’epoca, senza dubbio, la comunità civile e religiosa più importante dell’intera isola d’Ischia -. L’incarico fu affidato al Governatore dell’isola, il Cavaliere Orazio Tuttavilla che, soltanto dopo l’introduzione di una forte tassa sui cereali, a totale smentita dell’indirizzo proveniente dal Regno, riuscì nella posa della prima pietra, nel 1590. L’Acquedotto Pilastri, tra alterne vicende, terminò nel 1759, ma senza l’iniziativa testarda e coraggiosa di Monsignor Girolamo Rocca probabilmente non sarebbe mai stata ultimata. Egli assunse su di sé l’enorme compito di sovrintendere alla realizzazione dei due ordini degli archi e dei condotti in cui far defluire l’acqua, facendo affidamento sulla sola iniziativa privata. Sulla facciata dell’antico palazzo comunale di Ischia Ponte, dove batte il pubblico orologio, una lapide marmorea commemora l'avvenimento. Oggi, la sorgente di Buceto serve ancora gli ischitani (nei pressi di una piccola fontana pubblica fronte strada, a valle del Monte Rotaro, nella parte alta di Fiaiano), ma non più l’Acquedotto. Resta però traccia visiva di una monumentale e complessa opera di ingegneria idraulica che si estende per 550 metri, dalla contrada dello Spalatriello fino all’inizio della salita che conduce in località Sant’Antuono, al confine tra il Comune d’Ischia ed il Comune di Barano.
Fonte: "prontoischia.it"
Fonte immagine: "comuneischia.it"